Nasce anche sull’Amiata la Rete NoGESI

Comunicato stampaComunicato stampa Rete NoGESI Amiata

Si è tenuta domenica 15 scorso, ai Bagnoli di Arcidosso, l’assemblea promossa dalla Rete NOGESI (No Geotermia Speculativa e Inquinante) rivolta a tutti i comitati, gruppi, cittadini dell’Amiata per definire un percorso comune nelle diverse battaglie sulla geotermia, da quella contro le centrali flash di Bagnore e Piancastagnaio a quelle contro le diverse centrali a media entalpia, pilota e non, in progetto su tutto il territorio amiatino, Montenero/Monticello, Seggiano, Murci, Casa del Corto, Monte Labro.

Oltre 50 persone in rappresentanza di gruppi e comitati di Arcidosso, Castel del Piano, Seggiano, Abbadia S.S., S.Fiora, Monticello, Montenero, Valle dell’Albegna, Liberaonlus oltre a rappresentanti del M5S di Arcidosso, di “Insieme per Arcidosso”, dell’amministrazione di Seggiano, del PRC di S.Fiora, per la prima volta si sono incontrati con la volontà di unire le forze e progettare un percorso di lotte comuni sulla geotermia.

Si è sviluppata una interessante discussione che ha analizzato le situazioni degli impianti esistenti e dei progetti in attesa di concessioni e lo stato delle battaglie locali e nazionali. È emersa unanimemente la necessità di condividere informazioni e metodi e di proseguire coordinandosi per rendere efficace ogni azione sia in ambito locale, regionale che nazionale.

L’assemblea ha posto particolare attenzione alla necessità di realizzare un’informazione capillare, che affronti soprattutto l’aspetto sanitario e le ricadute di tipo economico. In un momento di così grave crisi economica, di rinunce e di sacrifici, invece di investire per valorizzare l’economia principe della nostra montagna, votata al turismo e all’agroalimentare di qualità, si lascia che essa venga schiacciata da interessi speculativi, del tutto alieni al bene comune. Per contrastare tale tendenza l’assemblea si è data anche il compito di studiare  proposte in grado di garantire effettivamente uno sviluppo sostenibile.

E’ altrettanto necessario sostenere o ricreare “il senso di comunità” e la relazione diretta tra persone per sviluppare un clima di attenzione e scambio per tradurre in azioni l’amore per questa terra.

Alla fine sono stati elencati gli appuntamenti che la Rete NoGESI andrà ad organizzare nelle prossime settimane:

  • Sostenere e partecipare alla manifestazione del 21 febbraio a Firenze in difesa della Salute Pubblica, organizzata dal Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute;
  • il fine settimana 14-15 marzo si terrà a Colle val d’Elsa un convegno, organizzato dalla Rete e dal Coordinamento dei sindaci toscani sul progetto geotermico della Regione Toscana, a cui è stato invitato il Presidente Rossi che ha dato la sua disponibilità a partecipare;
  • l’11 aprile a Grosseto, presso il Palazzo della Provincia alle ore 09:00 si terrà una giornata di formazione per i medici di base sul tema delle nano particelle e delle relative nano patologie, a cui seguirà, nel pomeriggio, un’assemblea sull’argomento aperta a tutti;
  • ci siamo impegnati in una iniziativa a Roma in occasione della discussione parlamentare sulle Risoluzioni presentate da parte del Pd, SEL e M5S sulla geotermia;
  • l’assemblea, infine, si è impegnata ad organizzare una manifestazione tra Monticello Amiata e Montenero d’Orcia contro il Progetto di centrale geotermica ivi presentato.

Alla fine dell’assemblea di ieri abbiamo deciso di creare dei gruppi di lavoro con cui organizzare le nostre iniziative future. I gruppi sono:

  • Gruppo Comunicazione / Informazione;
  • Gruppo Intervento Legale;
  • Gruppo analisi economica dell’impatto della geotermia sul territorio;
  • Gruppo Osservatorio democratico sulla Salute;
  • Gruppo di studio sulle energie alternative;
  • Gruppo iniziative ed eventi.

Chiunque voglia aderire alla Rete e/o partecipare ad uno dei gruppi di cui sopra può scrivere a nogesi_amiata@inventati.org

Lettera aperta alla Sindaco del Comune di Cinigiano

Comunicato stampaRichiesta di assemblea pubblica sulla geotermia

Spettabile amministrazione comunale di Cinigiano,

dopo il consiglio comunale straordinario dell’estate passata, i cittadini di Monticello e del Comune di Cinigiano in genere, così come i cittadini degli altri comuni amiatini e i tanti Comitati in essi nati, hanno continuato ad occuparsi delle varie richieste di ricerca, dei progetti di centrale, così come delle centrali costruite ed attivate sulla nostra montagna.

La preoccupazione è altissima, e a Monticello non è da meno. Abbiamo scoperto recentemente che:

la Procedura di Impatto ambientale per il progetto della cosiddetta centrale “Montenero”, presso il Ministero dell’Ambiente è “Parere CTVIA emesso; in predisposizione provvedimento” (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Info/1421); e da quel che abbiamo potuto capire è un parere favorevole;

abbiamo scoperto, dalla stampa, che il Comune di Cinigiano ha ricevuto per conoscenza la documentazione relativa ad un’istanza di verifica di assoggettabilità a Via (Valutazione d’impatto ambientale) per la perforazione di un pozzo esplorativo inerente al permesso di ricerca sul Monte Labbro: in un campo a poche centinaia di metri da Monticello, in una splendida zona adiacente al Parco Naturale che andrebbe valorizzata e non messa in discussione da l’ennesimo impianto industriale (http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2015/01/08/news/no-a-tutte-le-nuove-perforazioni-1.10631132).

Tutto questo senza contare l’arrivo di nuove richieste in zone limitrofe l’Amiata – come Murci – e sempre senza contare l’attivazione, nel dicembre scorso, della Centrale “Bagnore 4”.

Tutti gli schieramenti compatti – nell’incontro pubblico che si tenne nel maggio 2014, pochi giorni prima delle elezioni amministrative- espresse chiaramente il suo NO a nuove centrali geotermiche nel nostro territorio.

Anche con il consiglio comunale straordinario sopra citato, amministrazione tutta, cittadini, associazioni di categoria, imprenditori e comitati – con un duro lavoro durato tutta l’estate e con la raccolta di oltre 600 Osservazioni poi depositate presso il Ministero dell’Ambiente (http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/1421/1997) – espresse con fermezza un chiaro NO di tutta la popolazione locale a nuove centrali e a nuove ricerche.

Pare non sia bastato: il progetto di centrale “Montenero” rischia di ottenere parere favorevole per la VIA e rischiamo di avere una nuova ricerca a ridosso del paese.

A questo punto abbiamo bisogno che l’amministrazione comunale di Cinigiano sia al nostro fianco, pubblicamente, nella nostra battaglia a difesa del territorio, del paesaggio, dell’economia, delle nostre vite. Abbiamo bisogno che sia al nostro fianco non a parole, non con le interviste, non con le manovre di corridoio, ma nelle assemblee, nelle riunioni, nelle conferenze stampa che faremo, in tutte le iniziative di contro/informazione che andremo a fare da qui a breve.

Oggi siamo qui a chiedere aiuto al Consiglio comunale di Cinigiano tutto – maggioranza ed opposizione – un aiuto pratico, pubblico ed esplicito.

Chiediamo quindi, pubblicamente, con questa nostra lettera aperta, un’assemblea da tenere a Monticello quanto prima, con la partecipazione attiva dell’amministrazione comunale, in cui si faccia il punto della situazione rispetto alla geotermia e si inizino ad organizzare iniziative comuni per bloccare i progetti geotermici in atto.

Per contatti:
agora-cittadinanzattiva@inventati.org

http://agorattiva.noblogs.org/

https://www.facebook.com/agoracittadinanzattiva

Il “Times” sulla Geotermia dell’Amiata

Ormai la questione della geotermia  sull’Amiata sta iniziando, finalmente, a superare i ristretti anfratti della nostra terra, per arrivare non solo nelle aule del parlamento (sono iniziate le audizioni con i sindaci, i tecnici e le associazioni territoriali), ma anche sulla stampa internazionale.

Il celebre quotidiano inglese Times ha pubblicato un articolo relativo alla richiesta di costruzione di una centrale geotermica tra i paesi di Seggiano e Montegiovi, nel cuore del Monte Amiata, in mezzo ai celebri olivi dop di Seggiano e alle bellezze naturali, culturali ed artistiche di questo fantastico territorio.

Eccolo qui di seguito:

Tuesday, December 23

Power plants threaten Tuscan idyll of Graham Greene’s relatives

Relatives of Graham Greene, Charlotte Horton and Alexander Greene refurbish ancient monuments, and produce olive oil and wine in Monte Amiata

Immage of Relatives of Graham Greene, Charlotte Horton and Alexander Greene refurbish ancient monuments, and produce olive oil and wine in Monte Amiata
Relatives of Graham Greene, Charlotte Horton and Alexander Greene refurbish ancient monuments, and produce olive oil and wine in Monte Amiata

Tom Kington Rome

Relatives of the writer Graham Greene, who believed that they had found paradise restoring castles in Tuscany, are battling what they claim is a hellish plague of polluting power stations.

Charlotte Horton, 52, and Alexander Greene, 36, refurbish ancient monuments, and produce olive oil and wine in one of the last undiscovered parts of the region — Monte Amiata.

The 1,000-year-old Potentino castle, which Ms Horton reopened as a guest house after buying it in 2000, sits amid olive groves on the slopes of an extinct volcano, close to vineyards growing the prized Brunello di Montalcino wine.

Volcanic activity has blessed the area with fertile crops and hot springs, but has also prompted the construction of geothermal energy plants that suck up hot vapour to drive turbines and are blamed for high emissions, poisoning springs and even raising the local death rate. Now, the regional government is planning to build more.

Ms Horton said: “We have restored castles which are national monuments and we promote the area abroad. What is happening is shocking.” She claimed government grants were providing “easy money for unscrupulous firms”.

Ms Horton’s stepfather was the nephew of Greene, who died in 1991. Alexander Greene’s grandfather, Sir Hugh Greene, was the writer’s brother and BBC director-general of the BBC .

Ms Horton’s concerns were backed by Andrea Borgia, who teaches geothermal energy at the University of Milan. He described the power stations as the most polluting in the world in terms of the energy produced.

Water vapour pumped up contained methane, carbon dioxide, mercury, arsenic, ammonia and boric acid, which was emitted into the atmosphere, he said.

As springs dry up you are forced to use water polluted by geothermal fluids,” he said, adding that mortality rates were higher than in surrounding areas.

The local authorities denied claims that the water table had dropped. “A rise in mortality rates concerns men only, predates the power stations and could be due to diet, smoking or alcohol,” Francesco Cipriani, director of the regional health agency, said.

Sull’assemblea paesana a Monticello Amiata del 13 dicembre

Comunicato stampaL’assemblea paesana a Monticello Amiata

Sabato 13 dicembre si è tenuta, a Monticello Amiata, l’assemblea paesana convocata dal Comitato “Agorà – CittadinanzAttiva” per aggiornare la situazione del progetto di centrale geotermica “Montenero”, presentato dalla società Gesto Italia srl presso il Ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana e i Comuni di Castel del Piano, Cinigiano ed Arcidosso.

L’assemblea – partecipata ed attiva – è stata introdotta con un breve riassunto di quanto successo da settembre ad oggi.

È stato raccontato l’incontro con la Commissione Attività Produttive della Regione Toscana, senza che questo portasse a risposte dalla Regione stessa:

http://agorattiva.noblogs.org/2014/09/26/in-regione-toscana-a-chiedere-risposte/;

è stato raccontato della nascita, il 5 ottobre ad Orvieto, della Rete NoGESI – No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante – di cui il nostro comitato fa parte:

http://agorattiva.noblogs.org/2014/10/07/degli-stati-generali-della-rete-nazionale-no-geotermia-elettrica-speculativa-e-inquinante/;

abbiamo raccontato del presidio fatto sotto il Parlamento, il 15 e 16 ottobre, per evitare che anche la geotermia entrasse nel famigerato decreto “Sblocca Italia” http://agorattiva.noblogs.org/2014/10/21/chi-ha-cercato-di-mettere-la-geotermia-nel-decreto-sblocca-italia/;

abbiamo collaborato, attraverso la Rete NoGESI, con l’onorevole Braga – responsabile ambiente della segreteria nazionale del Partito Democratico – perché venisse presentata una Risoluzione per la moratoria delle centrali geotermiche in attesa di VIA mentre il governo rivede e rimette mano a tutto il progetto geotermico italiano;

non avendo MAI avuto alcun tipo di risposta dalla Regione Toscana, fin dall’inizio della nostra battaglia, il 19 novembre abbiamo indetto una conferenza stampa a Grosseto, tenuta da tutti i comitati amiatini contro al geotermia speculativa ed inquinante:

http://agorattiva.noblogs.org/2014/11/21/i-giornali-sulla-conferenza-stampa-del-20-novembre/.

Anche in questo caso non abbiamo ricevuto risposta alcuna dalla Regione Toscana, anche dopo aver posto 3 chiare ed inequivocabili questioni alla Regione:

http://agorattiva.noblogs.org/2014/11/25/la-risposta-dei-comitati-alla-regione-toscana/;

in queste settimane abbiamo partecipato a presidi, incontri, assemblee, proiezioni di documentari su tutto il territorio amiatino, allacciando rapporti sempre più stretti con gli altri comitati e con i cittadini preoccupati dei nostri territori e venerdì prossimo saremo a Seggiano in occasione del Convegno organizzato dall’amministrazione locale in collaborazione con gli amici del Comitato locale.

Sabato abbiamo deciso, perciò, visto il silenzio assoluto alle nostre richieste di cittadini, di convocare un’assemblea comunale a Monticello a metà gennaio, con la presenza dell’intero Consiglio comunale – maggioranza e minoranza congiunte – per discutere tutti assieme della situazione allo stato attuale e per arrivare – questa sarà la nostra proposta a maggioranza ed opposizione – ad una conferenza stampa congiunta, Consiglio, Comitato, cittadini, aziende, associazione di categoria e tutti coloro interessati che vorranno partecipare, in cui si chiederà, tutti assieme, che la Regione Toscana risponda alle nostre richieste.

Per contatti:
agora-cittadinanzattiva@inventati.org

http://agorattiva.noblogs.org/

https://www.facebook.com/agoracittadinanzattiva

Amiata: quattro imprenditori contro la geotermia

Immagine pubblicitaria del Frantoio Franci di Montenero d'Orcia

Quattro imprenditori contro la geotermia Giorgio Franci, Ubaldo Corsini, Fabrizio Bindocci e Claudio Tipa scrivono alla Regione Toscana: stop agli impianti a media entalpia

Il Tirreno, 16-12-2014

di Fiora Bonelli

CASTEL DEL PIANO In vista della imminente discussione del Paer previsto a giorni in consiglio della Regione Toscana, quattro imprenditori di prim’ordine si muovono per dire no a qualsiasi ipotesi di ulteriore sfruttamento geotermico. Sono Giorgio Franci, presidente Consorzio dop olivastra seggianese, Ubaldo Corsini, presidente Confindustria agroalimentare toscana, Fabrizio Bindocci, presidente Consorzio Brunello, e Claudio Tipa, presidente Consorzio Montecucco. I vertici del settore agroalimentare più nobile della provincia e dell’Amiata scrivono ai presidenti della 3ª e 4ª commissione in consiglio regionale, Rosanna Pugnalini e Gianfranco Venturi, e per conoscenza al presidente Enrico Rossi, all’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini e ai sindaci dell’Unione comuni Amiata Grossetana. Le loro sono valutazioni riferite all’area dell’Amiata e della Val d’Orcia sullo sviluppo geotermico dell’alta e media entalpia. I quattro presidenti rammentano di avere in passato espresso al presidente della giunta le loro preoccupazioni per un eventuale sviluppo della geotermia in Amiata e Val d’Orcia. Le proposte della giunta rispetto al Paer – che ritengono saturato lo sviluppo dell’alta entalpia e vincolano la media entalpia nella Val d’Orcia alla compatibilità col territorio – in parte accolgono anche le loro proposte. Ma loro non si dicono tranquilli.

Secondo Franci, Corsini, Bidocci e Tipa gli investimenti in Val d’Orcia sono stati favoriti grazie al fatto che si tratta di «un territorio non interessato da pesanti processi di industrializzazione e alterazione degli equilibri naturali, che costituisce il valore aggiunto del fulcro dell’economia locale, ovvero la produzione agroalimentare ed enologica di qualità e il turismo». Una terra, questa, raffigurata anche dai pittori senesi come luogo di perfetta armonia fra uomo e natura, esempio di buon governo e di ottima gestione del territorio. «Con che coraggio e diritto si può pensare di stravolgere un bene tanto prezioso?», chiedono oggi i quattro imprenditori. Per loro la geotermia, anche se a media entalpia, metterebbe a rischio la qualità dei profili paesaggistici che fanno da calamita al circuito turistico internazionale. E non solo. «I progetti geotermici presentati con 10mila euro di capitale sociale non possono competere col fatturato del sistema Montalcino, Montecucco, agroalimentare e olio extravergine, di oltre un miliardo di euro e che danno lavoro a oltre 5mila persone. Il binomio territorio – qualità paga anche nei momenti di crisi», sottolineano. I presidenti affermano, dunque, che con Piacastagnaio e la nuova centrale di Enel green power Bagnore 4, l’Amiata e la Val d’Orcia hanno in ampia misura contribuito al burden sharing della Toscana (obiettivo 150 Mw) e che oggi occorre ascoltare imprese e popolazioni. «Non possiamo permettere di veder vanificati anni e anni di investimenti», concludono.

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews[tt_news]=422130&tx_ttnews[backPid]=913

Studio Bravi-Basosi: “L’impatto ambientale della produzione elettrica di selezionate centrali geotermiche in Italia”

Copertina del Journal of Cleaner ProductionJournal of Cleaner Production

Volume 66, 1 March 2014, Pages 301–308

Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy (Mirko Bravi, Riccardo Basosi)

NOTA sugli autori:

– il Professor Riccardo Basosi è ordinario di Chimica Fisica presso
l’Università di Siena, è stato nominato dal Ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, tra i
Rappresentanti italiani nel Comitato di Horizon 2020, Programma quadro
della ricerca europea per il periodo 2014-2020.
Rappresenta l’Università di Siena nel soggetto gestore del PIERRE, è
presidente del Comitato Tecnico Scientifico dello stesso Polo di
Innovazione ed è membro, per il sistema della ricerca, del Comitato di
Indirizzo Tecnologico del DTE-Toscana.

Inoltre il prof. Basosi è :
Direttore del Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di
Siena e Delegato del Rettore per l’energia e l’alta tecnologia;
Direttore del Master per l’Uso Razionale ed Efficiente dell’Energia
(Energy Manager), Siena;
Membro del ComitatoTecnico Scientifico Energia presso la Regione Toscana;
Membro del Comitato Scientifico dell’ISSI (Istituto Sviluppo Sostenibile
Italia);
Delegato italiano per il progetto europeo COST P15

– il dott. Mirko Bravi è ricercatore presso l’Università di Pisa

(Traduzione in lingua italiana)

1 – Introduzione

La produzione di energia geotermica ha avuto inizio in Italia (all’inizio del 1900) con l’esplorazione dei campi geotermici di Larderello (Barbier, 2002). Alla data odierna sono installate in Italia centrali geotermiche per una potenza di 882.5 Mwe (potenza netta di 772 Mwe, Terna 2010) con una produzione dell’1,8 % dell’elettricità generata a livello nazionale. In Toscana l’energia geotermica contribuisce per circa il 25% sul totale della produzione elettrica (Cappetti et al., 2010). Nel 2011la produzione delle centrali geotermiche ubicate nella provincia di Siena (con una capacità totale di 180 MW) è stata di 1325 Gwh che rappresenta più del 100 %di 1316 Gwh, il totale del consumo della provincia di Siena.

Gli obiettivi di sviluppo geotermico in Italia ed in particolare nella Regione Toscana, sono connessi allo sviluppo dell’uso del calore ed all’incremento della produzione elettrica da fonti rinnovabili, allo scopo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e di ridurre le emissioni di CO2. Questi obiettivi sono in accordo con i protocolli internazionali, quali il Protocollo di Kyoto e la Direttiva Europea 2009/28/EC sulle sorgenti di energia rinnovabili.

L’elettricità è uno dei vettori più vantaggiosi e versatili per la facilità di trasporto e per il fatto che essa ha un impatto solo dove è prodotta e non dove si usa. Perciò, come precondizione per l’intensificazione del suo impiego, è importante comprendere le caratteristiche ambientali della generazione dell’energia geotermica e trovare soluzioni per minimizzare gli impatti.

La risorsa geotermica è specifica del luogo (come le risorse minerarie), dato che la sua localizzazione è determinata da fenomeni geo-mineralogici che ne hanno permesso la formazione, l’accumulazione e lo stoccaggio.

Il Monte Amiata è un vulcano spento, ubicato fra le province di Siena e Grosseto, nella parte meridionale della Regione Toscana.

Lo sfruttamento delle risorse geotermiche ha avuto inizio negli anni 1960. Nel 1990 un campo geotermico ad alta entalpia è stato scoperto a profondità di circa 2.5-4 km. con una temperatura di 300-350 °C ed una pressione di circa 20 Mpa, che presentava un alto potenziale di produzione elettrica (Bertani, 2012).

Molti studi in letteratura si occupano dell’impatto ambientale associato alla produzione di elettricità da fonte geotermica. Hagedoorn (2006) ne ha fornito un panorama generale. Altri studi si sono focalizzati sulle caratteristiche di sostenibilità delle risorse geotermiche e proposto l’uso di modelli per la gestione dei campi geotermici (Axelsson e Stefansson, 2003). Bertani e Thain (2002) e Bloomfield et al. (2003) hanno sostenuto che il naturale rilascio di CO2 dai campi geotermici è probabilmente più alto delle emissioni di CO2 dovuto all’impiego di altre fonti di energia negli stessi campi. Inoltre Bertani e Thain (2002) hanno concluso che le emissioni di CO2 dalle centrali geotermiche sono bilanciate dalla riduzione del rilascio naturale di CO2 dai campi geotermici.

Seguendo questa linea di pensiero, la Comunità Europea non include le emissioni di gas serra prodotte dalle centrali geotermiche nella quota a carico dei vari paesi. Conseguentemente in Italia e nel resto d’Europa gli inventari di gas serra non considerano le emissioni di CO2 dalle centrali geotermiche.

Il ciclo di vita degli inventari della produzione elettrica in diverse reti è stato attentamente revisionato da Itten utilizzando per la produzione di elettricita da fonte geotermica (e da maree) il modello ed il set di dati utilizzato per le centrali eoliche (Itten et al., 2012). Più recentemente una revisione completa del ciclo di vita degli effetti ambientali della generazione di energia geotermica sono stati pubblicati da Bayer et al. (2013) concludendo che è determinante l’influenza delle caratteristiche specifiche del sito.

Armannsson, riferendosi all’Islanda dove i fenomeni naturali sono più visibili che in Italia, dubita che le emissioni di CO2 delle centrali geotermoelettriche siano trascurabili (Armannsson, 2005).

Frondini et al. argomentano che è probabile che le emissioni naturali nell’area del Monte Amiata dovute alla degassificazione del vulcano sono molto più basse di quelle dovute allo sfruttamento dei fluidi geotermici a considerevole profondità (come i campi che alimentano le centrali considerate in questo studio). In passato, molti studi si sono focalizzati soprattutto sulle emissioni di liquidi (dove sono stati fatti i progressi maggiori) e di quelle che sono maggiormente maleodoranti e per le quali si rende necessario il loro urgente abbattimento (Bacci, 1998).Alla fine del 20° secolo i ratei emissivi del mercurio variavano fra 3 e 4 g/MWh di produzione elettrica nell’area dell’Amiata. Queste emissioni erano accoppiate con rilasci di 7-8 kg/MWh di idrogeno solforato (Bacci et al., 2000). Nel nostro studio sviluppiamo un’analisi di impatto potenziale basato prioritariamente sui gas incondensabili emessi dalle centrali geotermiche nell’area.

2 – Materiali e metodi

2.1 Obbiettivi e scopi

Questa ricerca si propone di valutare l’impatto ambientale di alcune centrali geotermiche attraverso un accertamento ambientale panoramico ed inoltre acquisire informazioni ambientali sulla produzione di elettricità dalle centrali geotermiche esistenti sul Monte Amiata (Toscana, Italia).

In particolare, abbiamo esaminato le emissioni di gas incondensabili di fluidi geotermici nel periodo 2002-2009. Abbiamo considerato solo la fase di produzione delle quattro centrali analizzando le fuoriuscite dei materiali emessi dalle ciminiere. Nella Fig. 1 è riportata una mappa del Monte Amiata che include i nomi di tutte le località e le centrali coinvolte nello studio.

Non sono considerati il consumo di risorse associate alle perforazioni, alla costruzione ed alle operazioni sul campo, oltre ai materiali addizionali necessari alla costruzione ed alla fase operativa delle centrali geotermiche. Questo perchè l’impatto della costruzione delle centrali è diluito su 25 anni di operatività delle centrali e si riflette in un piccolo aumento delle emissioni prima e dopo (2% di emissione giornaliera di CO2, 1% di uso di energia da fonti fossili, 1% di flusso annuale di materia, in accordo con Ulgiati e Brown, 2002).

In ogni caso, in un futuro lavoro, abbiamo pianificato di includere le fasi di costruzione della centrale in maniera tale da comparare le differenti tecnologie geotermiche disponibili sul mercato.

2.2 Descrizione del sito di studio.

Il Monte Amiata è un vulcano spento con un’altezza di 1738 m. ubicato nel sud della Toscana. Quest’area è molto ricca di minerali, come il mercurio che è stato estratto fin dai tempi antichi. Il gradiente geotermico in quest’area è molto alto e varia tra 100 a 250 °C/km. Il campo geotermico del monte Amiata è del tipo ad acqua dominante con alte temperature. Attualmente sono in funzione 4 centrali geotermiche:

una unità in località Bagnore, che copre un’area di 5 kmq., comprendente 7 pozzi di produzione e 4 di reiniezione;

tre unità nell’area di Piancastagnaio, che copre un’area di 25 kmq., comprendente 19 pozzi di produzione e 11 di reiniezione (Frondini et al., 2009).

La Tabella 1 mostra le specifiche caratteristiche delle quattro centrali geotermoelettriche considerate: Bagnore 3 (BG3) e Piancastagnaio 3, 4 e 5 (PC3, PC4 e PC5).

2.3 Le condizioni al contorno

I limiti geografici e temporali di questo studio comprendono la fase di produzione delle centrali geotermiche, senza considerare le fasi di perforazione, costruzione e smantellamento. Noi abbiamo computato in primo luogo le emissioni in atmosfera esclusivamente allo scopo di valutare l’impatto potenziale associato alla produzione di elettricità delle centrali geotermiche. A causa della diluizione delle emissioni nella fase di costruzione, la parziale sottostima dell’impatto calcolato rispetto all’attuale impatto ambientale totale, non intacca le conclusioni effettive dello studio. Il sistema base di centrale geotermica per questo studio è mostrato in Fig. 2. L’unità funzionale è rappresentata da una centrale di produzione elettrica da 1 Mwh attraverso una centrale geotermica nell’area del Monte Amiata.

2.4 Inventario

I dati di inventario per questo studio sono stati ricavati dai dati dell’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) sulle emissioni delle centrali geotermiche nel periodo 2002-2009.

Nella Tab. 2 riportiamo il tipo di emissione in aria, il valore medio e la variabilità per ognuna delle centrali. Ogni valore è normalizzato rispetto all’unità funzionale usando i valori delle centrali inventariate da ARPAT durante i test. Semplificando, abbiamo utilizzato le seguenti frequenze temporali:

per BG3, anni 2002, 2004, 2005, 2006, 2008, 2009;

per PC3, anni 2002, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008 e 2009;

per PC4, anni 2002, 2008 e 2009;

per PC5, anni 2002, 2007, 2008, 2009.

2.5 Studio di impatto

Lo studio di impatto ambientale è stato condotto usando la metodologia di base del software SimaPro (Prè Consultants 2011) e CML 2002 (Prè Consultants 2008). I risultati per le tre categorie di impatto esaminate in questo studio sono riportati nella Tabella 3 insieme ai possibili contributi dei carichi ambientali. Informazioni dettagliate di ogni tipo di impatto in questo studio sono specificate nelle seguenti sub-sezioni.

I risultati di questo studio sono stati comparati inizialmente con due altri sistemi di generazione di energia di analoga potenza, carbone e gas naturale. Il potenziale impatto ambientale per la produzione di elettricità da questi due tipi di combustibili fossili è mostrato nella Tabella 4. I dati sono ricavati dal database Ecoinvent (Frischknecht et al., 2005; Emmenegger et al., 2007; Roder et al., 2007), in cui sono considerate cinque fasi: prima della costruzione, costruzione, trasporto (dei combustibili), attività e manutenzione, demolizione delle centrali. Riteniamo che il non considerare tutte le fasi precedenti non intacchi in maniera significativa la validità del confronto proposto in questo studio. In effetti per l’elettricità prodotta dalla combustione del carbone o del gas naturale, l’impatto delle categorie GWP, ACP e HTP è prevalentemente dovuto all’emissione diretta durante l’attività delle centrali. In particolare la fase operativa ricopre il 95% del GWP nelle centrali a carbone e l’83% in quelle a gas; l’87% ed il 40% dell’ACP e il 79% e il 64% dell’HPT rispettivamente (Emmenegger et al., 2007; Roder et al., 2007).

3. Risultati

Le centrali geotermiche nell’area del Monte Amiata emettono in atmosfera una grande varietà di prodotti non condensabili ( CO2, H2S, NH3, CH4). L’anidride carbonica è la più rilevante emissione del campo geotermico, con una quantità attuale che varia tra 245 e 779 kg/MWh con una media pesata di 497 kg/MWh. La quantità dell’emissione di ammoniaca varia tra 0,086 e 28,94 kg/MWh con una media pesata di 6,54 kg/MWh. Le emissioni di ammoniaca per Mwh nel campo geotermico di Bagnore sono circa 4 volte più alte di quelle registrate nel principale sfruttamento del campo geotermico di Piancastagnaio. I valori di picco dei vari esempi sono 15 volte più alti delle massime concentrazioni trovate da Barbier (2002) con valori fra 57 e 1938 mg/KWh. Il gas naturale presenta una media di 7,54 kg/MWh., con valori variabili ….. tra 2,3 e 16,9 kg/MWh. Inoltre in questo caso i valori di Bagnore sono più alti di più del 50% rispetto ai valori medi di Piancastagnaio.

L’Idrogeno solforato ha un valore medio di 3,24 kg/MWh, con valori variabili tra 0,4 e 11,4 kg/MWh. In questo caso il valori medi di Piancastagnaio sono 4 volte più alti di quelli del campo geotermico di Bagnore. Questi valori sono da mettere in relazione con le caratteristiche del fluido geotermico e con il fatto che solo dalla fine del 2008 PC4 è stata equipaggiata del filtro AMIS (Abbattitore di Mercurio ed Idrogeno Solforato, Baldacci et al., 2005).I valori di picco dei vari esempi sono circa due volte più alti della massima concentrazione rilevata da Barbier (2002) che varia da 0,5 a 6,8 g/KWh.

I gas geotermici emessi dalle centrali contengono inoltre tracce di mercujrio (Hg), arsenico (As), antimonio (Sb), selenio (Se) e cromo (Cr).

Le emissioni di mercurio variano fra 0,063 e 3,42 g(MWh con una media pesata di 0,72 g/MWh. Il valore di picco degli esempi è circa 3,8 volte la massima concentrazione rilevata da Barbier, che varia fra 45 a 900 g/KWh.

I risultati delle tre categorie di impatto ambientale considerate nello studio nel periodo fra il 2002 e il 2009 sono sintetizzati nella Tabella 5, mentre il dettaglio delle informazioni su ogni impatto è riportato nelle seguenti sottosezioni.

3.1 Potenziale di Riscaldamento Globale (GWP)

La Fig. 3 mostra la dinamica del GWP attraverso gli anni. Le emissioni di gas serra dalle centrali geotermoelettriche non possono essere considerate trascurabili. Il valore medio del GWP è 693 kg CO2 equiv/MWh con valori variabili tra 380 e 1045 kg/MWh.

Usando il database Ecoinvent v.2, abbiamo calcolato per la categoria di impatto GWP per l’energia elettrica prodotta con carbone e gas naturale rispettivamente 1068 e 640 kg CO2 equiv/MWh; questi valori tengono in conto l’intero ciclo delle centrali, compresa la produzione, la costruzione e la dismissione e forniscono dati di riferimento usati per valutare l’impatto potenziale della produzione di elettricità da geotermia.

I nostri risultati per le centrali considerate in questo studio sono in buon accordo con quelli ottenuti da Brown e Ulgiati (2002) che affermano che l’emissione di CO2 delle centrali geotermiche è dello stesso ordine di grandezza di quella delle centrali alimentate da combustibili fossili. Questo risultato generale dovrebbe essere trattato con attenzione, dato che è probabile che la natura della stratigrafia geologica, il sistema geotermico e le caratteristiche dei pozzi influenzano il livello dell’impatto del Potenziale di Riscaldamento Globale. Infatti si può ragionevolmente sostenere che le fratture generate dai pozzi geotermici, raggiungendo i 3500 m. di profondità con diametri di 30” (75 cm.) in superficie e 8,5” (21 cm.) in profondità incrementano il flusso di fluidi e di CO2 verso la superficie in maniera del tutto innaturale. Nell’area del Monte Amiata il processo dello sfruttamento geotermico incrementa il processo di generazione naturale della CO2. In un’area diversa il risultato può essere diverso.

3.2 Potenziale di Acidificazione (ACP)

La Fig. 4 mostra la dinamica dell’ACP nel periodo studiato. Come nel caso del Potenziale di Riscaldamento Globale (GWP), le emissioni ACP dalle centrali geotermiche non è trascurabile.

Il valore medio dell’ACP è 12,5 kg SO2 equiv/MWh con valori variabili tra 0,1 e 44,8 kg SO2equiv/MWh. L’energia elettrica prodotta con carbone e gas naturale presenta valori di 5,1 e 0,6 kg CO2 equiv/MWh rispettivamente. Questi valori tengono conto dell’intero ciclo di vita delle centrali e forniscono dati di riferimento usati per valutare l’impatto potenziale della produzione elettrica. In confronto mostra che dal punto di vista dell’ACP, l’impatto derivante dall’energia prodotta dalle centrali geotermoelettriche del Monte Amiata è in media 2,2 volte maggiore dell’impatto di una centrale a carbone. Il valore medio dell’ACP di Bagnore 3 (il campo geotermico di Bagnore emette 21,9 kg SO2equiv/MWh) è 4,3 volte più alto di una centrale a carbone e circa 35,6 volte più alto di una centrale a gas. Gli alti valori dell’ACP del campo geotermico di Bagnore rispetto a quello di Piancastagnaio, sono connessi alla grande quantità di ammoniaca (NH3) presente nelle emissioni di BG3.

3.3 Potenziale di Tossicità per l’Uomo (HTP)

La Fig. 4 mostra la dinamica dell’HTP nel periodo studiato. Il Potenziale medio di Tossicità per l’Uomo (HTP) calcolato è pari a 5,9 kg 1.4DB equiv./MWh, con valori che variano tra 1,1 e 31,6 kg 1.4DB equiv./MWh.

Per l’energia elettrica prodotta dal carbone e dal gas naturale i valori calcolati dell’HTP sono di 87,1 e 69,4 kg 1.4DB equiv./MWh rispettivamente. Questi valori tengono conto dell’intero ciclo delle centrali mentre ricordiamo che per le centrali geotermoelettriche noi consideriamo solo la fase di attività. Il confronto mostra che, dal punto di vista dell’HTP, l’energia prodotta dalle centrali geotermiche del Monte Amiata hanno in media un impatto inferiore di 15,2 volte rispetto alle centrali a carbone. Nel 2008 l’alto valore di PC4, 31,6 kg 1.4DB equiv./MWh (comparato al valore medio delle altre centrali geotermiche), è probabilmente dovuto alla presenza di alte concentrazioni di mercurio, idrogeno solforato, acido borico, arsenico e antimonio.

4. Discussione

In generale le perforazioni geotermiche creano fratture su 3000 m. di profondità che incrementano la permeabilità sia dei fluidi geotermici che dei gas incondensabili. La quantità di gas e metalli contenuti nei fluidi geotermici dipende da molti fattori: dalla profondità e dall’ubicazione del serbatoio geotermico; dalle caratteristiche del metodo di generazione dell’elettricità (flash, binario, o ciclo combinato); dai sistemi di abbattimento. Per rendere le centrali geotermiche del Monte Amiata “carbon free” ed ambientalmente sostenibili, il 100% dei fluidi geotermici con i gas incondensabili devono essere reinietteti all’interno dello stesso serbatoio geotermico. Ciò è possibile, in linea di principio, attraverso l’uso di tecnologie a ciclo binario (Frick, 2010; Laricignola, 2013). Questa nuova tecnologia di installazione è probabilmente più costosa e può avere una minore efficienza per la produzione di energia elettrica rispetto alle tecnologie usate correntemente nei campi geotermici del Monte Amiata, ma allo stesso tempo (poiché esso è un ciclo chiuso), riduce la pressione sull’ambiente. Esso inoltre offre maggiori garanzie in termini di sostenibilità della risorsa geotermica. Nell’opinione degli autori di un recente studio basato su valutazioni multi-criterio delle potenziali alternative tecnologiche, l’applicazione delle tecnologie a ciclo binario rappresenta il più favorevole scenario per lo sfruttamento delle risorse geotermiche del Monte Amiata (Borzoni, 2012: Borzoni et al., 2012). Noi pensiamo che una risorsa geotermica deve essere sempre sfruttata dove essa si trova, sia per la produzione di calore che di elettricità, in maniera integrata. Il maggior limite allo sfruttamento di questa importante risorsa naturale può essere rappresentato da tecnologie inadeguate che non minimizzano l’impatto ambientale dal momento che sono concepite essenzialmente per massimizzare la produzione di elettricità.

Sebbene la tecnologia a flash rappresenti lo standard corrente per lo sfruttamento di serbatoi ad alta pressione e ad acqua dominante quale il serbatoio profondo dell’Amiata (Barelli et al., 2010), una scelta oculata del fluido di lavoro (come una miscela di idrocarburi o refrigeranti o Kalina acqua-ammoniaca) può garantire l’ottimizzazione dell’accoppiamento con il fluido geotermico ad alta temperatura con la rete di recupero del calore, evitando la depressurizzazione del circuito o limitando quest’ultima ad una marginale ricompressione dei gas incondensabili. Questa è certamente una sfida dato che la pressione del circuito è molto alta, però essa è compatibile con la tecnologia corrente. Infatti le centrali a vapore supèercritico sono operative da oltre 40 anni ed i compressori di gas al altissima pressione per specie chimiche aggressive sono stati sviluppati nell’industria petrolifera e del gas. I costi aggiuntivi rispetto alle soluzioni convenzionali a doppio flash possono essere compensati in qualche modo attraverso il perfezionamento dell’accoppiamento fra il fluido geotermico ed il profilo di temperatura del fluido di lavoro. Questo approccio permette una riduzione dell’irreversibilità del trasferimento del calore. Una centrale a ciclo binario puù anche non essere la soluzione definitiva. E’ anche possibile che una centrale ibrida flash- binario con recupero, ricompressione e reiniezione dei condensabili e degli incondensabili possa essere una strada percorribile per il campo dell’Amiata. Comunque lo scopo di questo lavoro non è quello di proporre la soluzione tecnica “corretta”, ma piuttosto quello di indicare quale potrebbero essere le caratteristiche del potenziale ambientale di una centrale geotermica a ciclo chiuso completo (totale reiniezione), confrontata con la tecnologia corrente. In linea di principio la condensazione atmosferica può essere facilmente integrata in una tecnologia a flash, usando un condensatore aereo e reiniettando i gas incondensabili, ma i problemi tecnici connessi con l’irreversibilità del processo non possono essere superati facilmente.

In generale, sebbene molto sia già stato fatto per eliminare l’impatto locale attraverso le procedure AMIS, lo sviluppo di ulteriori tecnologie è necessario per mitigare l’impatto ambientale come il GWP.

5. Conclusioni

In questo studio è stato usato un metodo di valutazione ambientale per analizzare l’impatto ambientale in atmosfera della produzione di elettricità da centrali geotermiche. In alcuni casi l’impatto della produzione di elettricità da geotermia è perfino maggiore di quello della produzione di elettricità da combustibili fossili.

L’analisi mostra che la produzione di elettricità dalle centrali geotermiche dell’area del Monte Amiata non può essere considerata “carbon free” come fin qui dichiarato in base alla letteratura menzionata nell’introduzione. Sebbene il Potenziale di Tossicità per l’Uomo (HTP) non fornisca valori preoccupanti, le emissioni di gas serra sono in alcuni casi generalmente più alte di quelle prodotte da centrali a gas naturale ed in alcuni casi non molto lontane dai valori di centrali a carbone.

Inoltre il Potenziale di Acidificazione (ACP) dell’elettricità prodotta dalle centrali geotermiche considerate qui è 2,2 volte maggiore rispetto alle centrali a carbone. Nel caso del campo geotermico di Bagnore questa differenza aumenta di un fattore 4,4 ed è circa 28 volte più elevata dell’ACP di una centrale a gas naturale.

L’ovvia incompatubilità fra la produzione di elettricità da fonte geotermica e le emissioni da processi naturali attraverso cicli geologici di lungo periodo (che pongono i gas contenuti nei fluidi geotermici a contatto con l’atmosfera) non può essere ignorata. Perciò è necessario sviluppare appropriate tecnologie in grado di riconciliare le centrali geotermoelettriche con il carattere rinnovabile della risorsa energetica.

Mentre è certo che, al momento attuale, il ciclo binario non è la migliore soluzione dal punto di vista dei costi e dell’efficienza, l’idea di considerare la minimizzazione degli impatti (attraverso la completa reiniezione dei fluidi incondensabili all’interno del serbatoio) è necessariamente una strada promettente sulla base di considerazioni ambientali, per le centrali geotermiche del futuro.

In ogni caso il profitto finanziario non può essere il principale criterio nel processo decisionale per lo sviluppo di centrali geotermiche nell’area dell’Amiata.

Geotermia: Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale di Bagnore 4

Piezometro di Poggio Trauzzolo “impazzito” dopo l’accensione della centrale di Bagnore 4

Lo dichiara il prof. Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama mondiale.

Amiata. Allarme sul monte Amiata, dopo l’avvio avvenuto nei giorni scorsi, della nuova centrale geotermica di Bagnore 4 (40 MW), nel territorio comunale di Santa Fiora. Non solo le insopportabili maleodoranze denunciate vigorosamente dai residenti dell’area (e le preoccupazioni per le emissioni di Bagnore 3, dove Enel sta mettendo mano all’impianto Amis di filtraggio di mercurio e idrogeno solforato), ma anche i gravissimi rischi per la risorsa acqua, come sostiene il prof Andrea Borgia, geologo e vulcanologo di fama mondiale, il quale allerta l’attenzione dei comitati, dei cittadini, delle autorità sul rischio per la falda acquifera potabile del Monte Amiata, tra le più importanti dell’Italia centrale. “Da quando sono in corso le manovre di attivazione dell’impianto di Bagnore 4, il piezometro di Poggio Trauzzolo sale e scende vertiginosamente da un giorno all’altro, come non era mai successo prima”, spiega Borgia, molto allarmato dai grafici schizofrenici elaborati dall’apparecchio di misurazione della falda acquifera che si trova appunto nell’area di ricarica delle sorgenti del Fiora. “Per molti anni ho sostenuto la tesi di una chiusura temporanea (o almeno di una riduzione dello sfruttamento del vapore) degli impianti geotermoelettrici amiatini nei comuni di Santa Fiora e Piancastagnaio, proprio al fine di sperimentare il collegamento della falda idrica superficiale con la falda profonda geotermica. Più volte questa richiesta è stata ufficializzata alla Regione da me ed è ben nota ai comitati ed alla stampa”. Quello che sta avvenendo a livello della falda potrebbe corrispondere alla messa in funzione di Bagnore 4 e indicare i gravi rischi che si stanno correndo. “È urgente ripristinare i livelli originali degli acquiferi al livello della falda misurata da ENEL prima dello sfruttamento geotermico”, aggiunge Borgia, “e richiedere alla Regione Toscana di sospendere in autotutela le autorizzazioni VIA di Bagnore 4 e del piano di Riassetto di Piancastagnaio”. Le interferenze tra acquifero superficiale e quello geotermico producono serie ripercussioni tra cui un drastico abbassamento del livello della falda acquifera – il piezometro ha indicato un abbassamento di 200 metri rispetto ai livelli precedenti agli anni ’60 – il rilascio di sostanze gassose tossiche nell’acquifero (in particolare sembrano particolarmente aumentate le concentrazioni di metalli pesanti come l’arsenico) e potenziali problemi alla salute. Dall’inizio degli anni ’60 il bacino acquifero dell’Amiata (ha una utenza di 700.000 persone) sembra aver perduto circa duecento miliardi di litri di acqua potabile, pari al consumo di acqua da bere della popolazione mondiale per circa un mese, ed altrettanto di acqua immagazzinata!

Grafico delle variazioni giornaliere del livello della falda idropotabile, misurato sul piezometro della Regione Toscana.
Grafico delle variazioni giornaliere del livello della falda idropotabile, misurato sul piezometro della Regione Toscana. Le brusche oscillazioni degli ultimi giorni, in coincidenza con l’inizio dello sfruttamento di Bagnore 4, testimoniano il collegamento della falda idropotabile con la falda profonda, collegamento che la Regione Toscana ha finto di non conoscere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I comitati amiatini aderenti alla Rete “NoGESI” (Rete “No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante”, in ordine alfabetico):

La risposta dei Comitati alla Regione Toscana

Immagine del Presidente della Regione Toscana Enrico RossiI comitati amiatini e maremmani che si battono contro la Geotermia Speculativa ed Inquinante hanno tenuto una conferenza stampa gioverdì 20 novembre, di cui è stata data ampia cronaca dalla stampa locale (vedi http://agorattiva.noblogs.org/2014/11/21/i-giornali-sulla-conferenza-stampa-del-20-novembre/).

Le domande poste erano chiare e precise:

  1. bilancio idrico comprensivo dei consumi delle centrali geotermiche;
  2. identificazione e vincoli sulle aree di ricarica delle falde acquifere;
  3. mappatura delle zone sismiche e relativi vincoli alle variazioni di pressioni indotte in profondità.

Queste tre domande facevano riferimento a leggi dello Stato e della Regione che sulla nostra montagna non sono MAI state poste in essere (nonostante alcune di esse stiano per raggiungere la venerabile età del quarto di secolo), e che sono – a nostro avviso – DETERMINANTI e propedeutiche all’eventuale permesso, regionale o nazionale, per la costruzione di un qualsiasi tipo di impianto industriale. A maggior ragione se l’impianto in questione ha a che fare con il sottosuolo e le risorse – tra tutte una: l’acqua – ivi custodite.

Bene (anzi, male): a queste domande precise NON c’è stata alcuna risposta.

Evidentemente il Presidente Rossi e l’assessora Bramerini NON possono rispondere, perché se lo facessero sarebbero costretti a dire la verità: che la Regione non ha MAI posto in essere quanto è obbligo di legge e quindi NON possono essere certi che quando danno il permesso di costruire impianti industriali – e geotermici in primis – non si vada ad impattare pesantemente con le risorse idriche, con le criticità sismiche e, quindi, con la tutela della salute, dell’economia locale e del paesaggio delle nostre terre.

Visto quanto sopra, l’unica risposta diventa automaticamente una NON-risposta: quando, nel suo comunicato del 21 novembre, la Regione – e quindi Rossi e Bramerini – dicono che o sviluppo dell’Amiata è

uno sviluppo fondato sulla valorizzazione e il rispetto del territorio e di tutte le sue risorse, dove la geotermia sia elemento in piena coerenza con tutte le vocazioni presenti, da quella agricola a quella turistica. È questo il modello al quale la Regione pensa e al quale sta lavorando con un confronto sempre aperto con istituzioni e società civile

MENTONO sapendo di mentire.

NON si può rispettare il territorio quando non lo si conosce; non si può valorizzare il territorio, quando si concedono 38 permessi di ricerca (in Toscana) per arrivare a costruire 19-20 nuove centrali geotermiche in Provincia di Grosseto, oltre a quelle già esistenti. Non si può parlare di confronto con le popolazioni locali, se di questi permessi, di questi progetti e degli accordi con le aziende (in gran parte straniere) che vorrebbero sfruttare la risorsa geotermica noi cittadini veniamo a sapere dai giornali.

Quando Rossi e la Bramerini dicono che

la Regione ricorda l’emendamento al Piano energetico che la giunta ha presentato alle commissioni consiliari in vista dell’approvazione, che fissa lo stop all’alta entalpia in Amiata e detta le condizioni per lo sviluppo della media entalpia

MENTONO sapendo di mentire. Perché gli emendamenti di cui parlano fanno esattamente il contrario di quanto loro affermano ai giornali, visto che in una nota resa pubblica il 31 ottobre 20142 la Regione dice:

L’emendamento al Paer prevede una presenza delle centrali geotermolettriche volta a evitare il cosiddetto effetto cumulo degli impianti. Deve inoltre essere assicurata la collocazione delle centrali nelle aree di destinazione produttiva purché compatibile con i risultati delle ricerche.

E le aree di destinazione produttiva altro non sono che il Monte Amiata e le zone limitrofe, ad iniziare dalla Val d’Orcia.

Queste NON-risposte confermano quanto già sapevamo noi cittadini: che la Regione NON ha nessuna intenzione di mettere in discussione il suo piano geotermico, completamente indifferenti a quanto hanno chiesto a gran voce cittadini, aziende, associazioni di categorie e alcune amministrazioni locali.

Sappia, la Regione che la nostra pazienza ha raggiunto il limite: il futuro delle nostre vite, delle vite dei nostri figli, della nostra terra deve tornare nelle nostre mani, e lo sarà. Daremo battaglia in tutte le sedi, e sul territorio in primis, perché lo scempio che quelli che dovrebbero essere i nostri rappresentanti – e che, invece, rappresentano solo il danaro e i poteri forti – stanno portando avanti sia fermato. E lo sarà.

I comitati amiatini aderenti alla Rete “No Geotermia Elettrica, Speculativa ed Inquinante (in ordine alfabetico):

 

I giornali sulla conferenza stampa del 20 novembre

Immagine della conferenza stampa dei comitati contro la geotermia a Grosseto il 20 novembreIeri si è tenuta a Grosseto una conferenza stampa dei comitati contro la geotermia dell’Amiata. Erano presenti:

Roberto Barocci per Sos Geotermia;
Pino Merisio per il Comitato di Montenero d’Orcia;
Franco Vite per il Comitato “Agorà – CittadinanzAttiva” di Monticello Amiata.

Di seguito la Rassegna stampa:

IL TIRRENO 21 novembre 2014

«Geotermia e sisma, legge da cambiare»

di Francesca Ferri

La questione dello sfruttamento geotermico sull’Amiata, e in particolare a Montenero d’Orcia, nel comune di Castel del Piano, torna in parlamento. E, per la prima volta, non sotto forma di interrogazione, bensì di risoluzione per cambiare la normativa nazionale in materia. Un cambiamento che, per i proponenti, è indispensabile per la tutela del territorio e della salute dei cittadini. Si chiede infatti di introdurre linee guida – al momento inesistenti – e precauzioni, nella fase di rilascio delle autorizzazioni a costruire impianti, in modo da scongiurare l’insorgere di eventuali terremoti indotti dall’attività estrattiva, l’inquinamento delle falde e dell’aria e l’inquinamento acustico. Lo sfruttamento geotermico, com’è noto, prevede che il terreno venga trivellato in profondità alla ricerca di acqua calda da estrarre per produrre energia elettrica. Negli impianti di seconda generazione, una volta sfruttato il fluido geotermico, il vapore non viene liberato in atmosfera ma reiniettato nel sottosuolo. C’è, però, suolo e suolo: in alcune zone si può trivellare ed estrarre senza “effetti collaterali” e altre in cui il sottosuolo contiene naturalmente sostanze pericolose e inquinanti, che possono venire in superficie insieme al vapore e contaminare l’ambiente. In altre ancora è più alta la possibilità di terremoti. In Italia al momento non esiste una mappa di queste zone, cioè non ci sono indicazioni sulle zone dove si può o non si può costruire una centrale geotermica. Il 12 novembre quattordici parlamentari del Partito democratico, guidati da Chiara Braga – componente della commissione Ambiente alla Camera e responsabile Ambiente del Pd, partito di governo – hanno presentato alle commissioni Ambiente e Attività produttive, riunite, una risoluzione (la 7/00486) che impegna il governo ad «avviare le procedure di zonazione del territorio italiano per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili» e a «emanare linee guida a cura dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente che individuino anche i criteri attraverso i quali definire a livello nazionale, quali dei siti potenzialmente sfruttabili risultino effettivamente suscettibili di sfruttamento, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al possibile inquinamento delle falde, qualità dell’aria, induzione di sismicità e altro ancora». Una seconda risoluzione, del Movimento 5 stelle, sempre sullo stesso tema e con le medesime richieste, doveva essere presentata giovedì, ma è stata rimandata per motivi di calendarizzazione. I firmatari delle risoluzioni hanno agito a seguito delle conclusioni della commissione ministeriale Ichese che lo scorso febbraio ha stabilito che il terremoto dell’Emilia del 2012 è stato indotto in parte dallo sfruttamento del sottosuolo. Sulla base di queste conclusioni, tra marzo e aprile 2014 le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna hanno deliberato, in via cautelativa, una moratoria per tutte le attività che concernono la perforazione del sottosuolo, in attesa che il governo emani linee guida. «La Regione Toscana, invece, non l’ha fatto», hanno spiegato ieri Roberto Barocci, del Comitato Sos geotermia, Pino Merisio del Comitato di Montenero e Franco Vite del Comitato di Monticello Amiata nel corso di una conferenza stampa alla Libreria delle ragazze di Grosseto. Dei quindici deputati del Pd che hanno sottoscritto la risoluzione, inoltre, solo due sono toscani (Susanna Cenni e Luigi Dellai), mentre gli altri provengono o dall’Emilia o dal Viterbese dove la popolazione e i sindaci sono molto preoccupati. «Purtroppo ad eccezione di Cenni e Dellai, i deputati toscani del Pd non solo non hanno firmato questa mozione – lamentano i tre Comitati – ma hanno tentato di inserire nel decreto Sblocca Italia la questione geotermica, che avrebbe avuto come conseguenza che la decisione ultima sulle costruzioni di impianti geotermici sarebbe spettata al capo del governo, bypassando totalmente i cittadini e i territori». «Quel che deve essere chiaro – conclude Vite – è che noi Comitati non siamo contro la geotermia; siamo per il rispetto del territorio. E visto il silenzio della Regione chiediamo al presidente Enrico Rossi: qual è il modello di sviluppo che si immagina per queste zone? L’agricoltura e il turismo, in cui siamo un’eccellenza, oppure un futuro industriale? Aspettiamo una risposta».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews[cat]=385&tx_ttnews[tt_news]=420655&tx_ttnews[backPid]=913

IL TIRRENO 21 novembre 2014

«In Toscana rilasciati 38 permessi di ricerca, 20 nel Grossetano. «Alla Gesto lo Stato darà 175 milioni» La corsa “all’acqua calda” e gli incentivi»

La risoluzione del Pd, che impegna il governo a mappare la crosta terrestre per stabilire dove si può costruire centrali geotermiche senza rischio di indurre terremoti e inquinare, fa esplicito riferimento a due impianti in progetto, uno a Castel Giorgio in Umbria e l’altro tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata, il cosiddetto progetto Montenero. E non è un caso. Sono infatti gli unici due impianti pilota in Italia. Il timore dei deputati firmatari è il timore che da anni attanaglia il Comitato Sos geotermia, attivo sull’Amiata, e che più recentemente ha portato alla costituzione del Comitato di Montenero d’Orcia e del Comitato di Monticello Amiata (Cinigiano), che da due anni sono diventati “terreno di caccia” per le società del settore dell’energia geotermica, alla ricerca di bacini di estrazione. A seguito del decreto ministeriale del 6 luglio 2012, infatti, sono stati introdotti incentivi base per la realizzazione di impianti geotermici ad autorizzazione regionale e altri, più lauti, per impianti pilota sperimentali fino a 5 Megawatt. In Toscana si è scatenata la corsa al calore della terra e al 29 aprile 2013 risultavano rilasciati dalla Regione 38 permessi di ricerca concentrati essenzialmente tra le provincie di Grosseto (che ne conta venti), Siena e Pisa per un totale di 3mila chilometri quadrati. Tra questi, quello di Montenero è un impianto pilota. «L’impianto in progetto a Montenero – spiega Franco Vite del Comitato Monticello Amiata, nel comune di Cinigiano – costa circa 35 milioni di euro ma per 25 anni lo Stato garantisce alla società costruttrice, la Gesto Italia, un prezzo dell’energia di 200 euro a Megawatt all’ora, a fronte di un prezzo di mercato di 60 euro a Megawatt all’ora. Insomma, la Gesto incasserà 7 milioni di euro all’anno per 25 anni di soldi pubblici, per un totale di 175 milioni di euro, per un impianto che misurerà 180 metri di lunghezza, 70 di larghezza e 11 di altezza e produrrà un rumore costante di 105 decibel, stravolgendo la natura di questi luoghi. E il problema è che di questi impianti solo tra le province di Siena e Grosseto ne vogliono fare altri dieci». «La centrale di Montenero – spiega Pino Merisio del Comitato Montenero – stravolgerebbe la natura di questo territorio e la sua vocazione agricola, dove si trovano alcune delle più prestigiose aziende toscane dell’agroalimentare, come Brunello, Col d’Orcia, Corsini, Banfi, Montecucco. Per questo c’è stata una mobilitazione di popolazione e sindaci». Tra Comitati, cittadini, aziende, associazioni di categoria e tecnici, sono state prodotte circa 700 osservazioni negative relative alla Via, al momento in fase di valutazione al ministero. I temi delle osservazioni riconducono ai rischi relativi alla mancata difesa delle aree di ricarico delle falde idriche (che spiega qual è il tipo di sottosuolo e quanta acqua impregna), all’assenza del Bilancio idrico (che stabilisce chi ha la priorità a sfruttare le falde acquifere e che già una legge del 1989 prescriveva fosse fatto), al pericolo di sismicità indotta, all’inquinamento delle falde acquifere e all’impatto ambientale». (f.f.)

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews[cat]=385&tx_ttnews[pointer]=1&tx_ttnews[tt_news]=420656&tx_ttnews[backPid]=913

IL TIRRENO online (con foto e video)

Francesca Ferri

«Geotermia e rischio terremoti, Pd e M5s chiedono al governo di cambiare la legge»

Due risoluzioni impegnano l’esecutivo a mappare il sottosuolo per stabilire dove è rischioso costruire centrali, come chiedono i Comitati dell’Amiata. Dove intanto si sono moltiplicate le concessioni per lo sfruttamento del suolo

http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2014/11/20/news/geotermia-e-rischio-terremoti-pd-e-m5s-chiedono-al-governo-di-cambiare-la-legge-1.10347115

LA NAZIONE, 21 novembre 2014

«No alla centrale, il Pd esca allo scoperto» Affondo dei Comitati su Montenero. Barocci: «Sindaci inutili. Se ne vadano»

DA UNA PARTE i castagni igp, dall’altra l’olio di olivastra. Poi i vigneti di Montecucco. E nel mezzo? Una centrale geotermica a ciclo binario da 5 megawatt di 173 metri di lunghezza, 81 di larghezza e alta 11 metri. Una centrale, il cui progetto sarebbe già pronto, che nessuno vuole. Almeno a parole. Perché dai fatti a parte ambientalisti e comitati – siamo rimasti alla stringata nota della Regione Toscana che riteneva insufficiente la documentazione di Gesto Italia, l’azienda titolare del progetto, per proseguire nell’iter per la costruzione. Ma adesso si è aperta un’altra strada: quella di un gruppo di deputati del Pd che hanno accolto le proposte degli ambientalisti, proponendo una risoluzione che avvii un processo per individuare i criteri tecnici e scientifici per escludere alcune aree dallo sfruttamento dell’energia geotermica a media e alta entalpia. Come a Montenero. Intorno a questo, però, c’è un silenzio preoccupante. Soprattutto dalla parte dei parlamentari Toscani del Pd che hanno deciso di non firmare la risoluzione in commissione di Chiara Braga. A parte Susanna Cenni. E’ per questo che i comitati hanno deciso di uscire allo scoperto: «Come mai dicono Pino Merisio, Franco Vite e Roberto Barocci dei Comitati il Pd Toscano non ci dà una mano? Come mai i deputati della Maremma tacciono?. E soprattutto perché i sindaci dei territori coinvolti non discutono con chi li ha votati il futuro dei loro territori? Se non hanno intenzione di aiutarci in questa battaglia se ne vadano via». la storia, infatti, è nota: il 20 giugno del 2014 la Gesto Italia srl presenta ai comuni di Castel del Piano, Arcidosso e Cinigiano un progetto per la costruzione di una centrale geotermica a ciclo binario tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata. In agosto, i Comitati riescono a presentare un’enorme quantità di Osservazioni (oltre 700) che riconducono ai rischi relativi alla mancata difesa delle aree di ricarico delle falde idriche, all’assenza del bilancio idrico, alla sismicità della zona e soprattutto alla vocazione produttiva del territorio. «Rischiamo di perdere molti posti di lavoro dice Pino Merisio sia nell’agricoltura che nel turismo. Basta pensare che già adesso, con la sola richiesta di Via, molti progetti lavorativi si sono fermati». E la Gesto? Tace. Anche perché il business plan di chi investe in questo tipo di energia sa che incasserà 200 euro a megawatt di prodotto. Che significano sette milioni di euro l’anno per 25 anni per un totale di 175 milioni di euro sicuri, perché gli incentivi di Stato – tra i più alti d’Europa – sono sicuri. «NON SIAMO sudditi chiude Roberto Barocci, leader della rete dei comitati ambientali della Maremma ma è evidente che il Partito Democratico Toscano non vuole confrontarsi con il territorio, basta guardare cosa hanno fatto i nostri parlamentari con quella risoluzione: non l’hanno firmata. Ci aspettiamo quindi dal Governatore Enrico Rossi e dal presidente della provincia Emilio Bonifazi e soprattutto dai sindaci del territorio, che dimostrino di contare qualcosa, non solo di fronte a noi, ma soprattutto nel loro partito». Perché la voce dei territori valga di più di quelle del territori speculativi che, ad essere tutelato, sia il bene comune.
Matteo Alfieri

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Il Giunco (quotidiano online di Grosseto e Provincia)

di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons

Geotermia, contro la centrale Montenero: «Parlamentari e sindaci siano utili»

«Non siamo contro la geotermia a prescindere, ma riteniamo che debba essere fatta dove è possibile». Così i comitati aprono il dibattito intorno alla centrale Montenero da collocare tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata, preparando il terreno ad altre realtà industriali da inserire in un territorio ritenuto fragile e dall’alto patrimonio naturale e paesaggistico. Sono Pino Merisio, Franco Vite e Roberto Barocci i portavoce di chi si oppone alla costruzione di una centrale geotermica senza prima aver effettuato gli approfondimenti necessari a capire se tutto ciò sia minimamente sostenibile.

Tre punti da chiarire. «Sul territorio dell’Amiata ci sono alcune valutazioni che non sono state fatte, o addirittura sono del tutto assenti – spiegano i rappresentati dei comitati -. In prima battuta manca il bilancio idrico che per legge stabilisce delle priorità sull’utilizzo delle acque: cittadini, agricoltura, industria. In seconda analisi manca una mappatura relativa alle tutela delle aree di ricarica acqua potabile. In un terzo momento va presa in considerazione la sismicità della zona, visto che la geotermia comporta delle trivellazioni. Sappiamo benissimo che l’Amiata è considerata a livello 2, vale a dire che la preoccupazione per questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare».

Interessi economici. I comitati chiedono a gran voce di essere coinvolti il più possibile nelle scelte riguardanti la geotermia del territorio e temono uno sviluppo incontrollato del fenomeno. Prosciugamento delle falde e inquinamento, sono gli aspetti che preoccupano maggiormente, ma non sono i soli. «Il progetto per la costruzione della centrale Montenero è stato attivato con tre diversi decreti legislativi, quindi senza passare per il Parlamento – aggiungono i portavoce dei comitati – La centrale, avrà dimensioni notevoli: 11 metri di altezza, 173 di lunghezza, 81,4 di larghezza, con un impatto imponente su di una zona tra le più prestigiose dal punto di vista del turismo agroalimentare. Gesto Italia, società a socio unico con capitale di 10mila euro, ha presentato il progetto presso i comuni di Castel del Piano, Arcidosso e Cinigiano. E’ calcolato che avrà una spesa di 35 milioni di euro, al fronte di un ricavo di 7 milioni all’anno per 25 anni. Incentivi così sostanziosi, portano sempre più società ad investire nel settore con un rischio sempre più alto sul paesaggio e sulla salute dei cittadini».

Contrasto politico. I comitati hanno provato a muoversi andando anche in Regione, sollecitando il governatore Rossi, ma senza ricevere risposte adeguate su quello che sarà il modello di sviluppo ipotizzabile sull’Amiata. «A questo si aggiunge un contrasto politico che riguarda il Pd. Alcuni parlamentari con primo firmatario Chiara Braga hanno presentato una moratoria in cui impegnano il Governo ad avviare procedure di zonazione del territorio italiano, per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili in coerenza anche con le previsioni degli orientamenti europei relativamente all’utilizzo della risorsa geotermica, e in linea con la strategia energetica nazionale. Un atto simile è stato proposto anche dal Movimento 5 Stelle. Ciò che non comprendiamo è perché tra i firmatari ci sia un solo parlamentare toscano (Susanna Cenni), mentre gli altri siano andati in direzione opposta inserendo addirittura la geotermia all’interno dello “Sblocca Italia”. Se accadesse questo, la decisione finale spetterebbe al presidente del consiglio e di fatto qualsiasi valutazione o discussione in merito verrebbe scavalcata – concludono dai comitati -. Ci auguriamo che prevalga il buon senso e chiediamo ai politici toscani, Enrico Rossi in primis, a quelli locali e ai sindaci del territorio di essere utili ai cittadini, perché la voce del territorio valga più degli interessi speculativi sulla geotermia».

http://www.ilgiunco.net/2014/11/20/geotermia-contro-la-centrale-montenero-parlamentari-e-sindaci-siano-utili/

Giovedì 20 novembre: conferenza stampa sulla centrale Geotermica “Montenero” a Grosseto

conferenza-stampa

Giovedì 20 novembre, a Grosseto ore 10.45 presso la LIBRERIA DELLE RAGAZZE, in Via Pergolesi 3/a

I Comitati di Montenero, Monticello Amiata, Val d’Orcia e SOS geotermia, contrari all’impianto geotermico di Montenero vi invitano ad una Conferenza Stampa.

Titolo:
La Giunta Regionale Toscana, i parlamentari toscani e i Sindaci devono dimostrare di essere utili ai  cittadini e al territorio“.

Verranno presentati documenti che dimostrano che mentre in Parlamento si è aperta una possibilità di porre un freno allo sfruttamento geotermico senza limiti e senza scrupoli, con un folto gruppo di deputati che chiedono di individuare i criteri tecnici e scientifici per escludere alcune aree dallo sfruttamento dell’energia geotermica a media e alta entalpia, in Toscana incombe un silenzio preoccupante.