La democrazia in Amiata è morta?

Oggi, 25 Luglio 2016, sul Monte Amiata è stata una giornata particolare.

Perché il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha fatto una sua rarissima apparizione, perché le istituzioni e la multinazionale dell’energia hanno deciso di inaugurare oggi una centrale attiva già da un anno e mezzo, perché mentre realizzavano questa operazione di marketing politico le istituzioni e le multinazionali dell’energia hanno trovato ad attenderli la decisa opposizione delle donne e degli uomini che questa montagna vivono e abitano, infine è stata una giornata particolare per la reazione scomposta e autoritaria che le istituzioni hanno riservato al dissenso, alla libertà di espressione, al diritto di scelta delle comunità locali.

Diversi Comitati, Associazioni e Cittadini del Monte Amiata hanno deciso di manifestare il loro dissenso, perché considerano lo sfruttamento geotermico un errore e un pericolo per questa montagna, per la salute delle persone, degli animali e delle risorse naturali.

Consideriamo chiaro, evidente a tutti, che queste centrali sono dannose e nocive per l’uomo e l’ambiente. Prima qualcuno poteva dire di non sapere, ma oggi, dopo anni di dati e conferenze, è ormai noto a tutti.
Sembrano assurde quindi le dichiarazioni sulla sicurezza, il ridotto impatto ambientale delle centrali e dei pozzi di sondaggio.

Si tratta di una scelta politica precisa: proseguire con il progetto di costruzione di nuove centrali in Amiata, seguire l’idea di conversione di tutto il nostro territorio in un polo di produzione di energia geotermica.

È una scelta politica che non riguarda solo la produzione elettrica, ma che interessa in toto l’Amiata, il futuro che qualcuno pensa per questa terra e le sue risorse. Un’idea che è in continuità con la devastazione perpetrata fino ad ora: uno sfruttamento incondizionato della montagna e delle sue risorse, che non si pone problemi sul futuro immediato o su cosa si stia costruendo per le prossime generazioni.

Qui oggi, come accade tutti i giorni in tante zone d’Italia, ci sono delle parti ben definite e contrapposte in campo. Ci sono gli abitanti delle comunità locali che si scontrano contro grandi interessi economici. Ci siamo noi contro di loro, la difesa del territorio contro gli interessi speculativi.

Siamo convinti e diciamo fermamente che non esistono territori sacrificabili o danni collaterali accettabili.

Così come diciamo che non possono essere gli interessi delle multinazionali e del partito trasversale degli affari a decidere il futuro dei territori.

Però ci sono degli elementi che non possono essere non considerati.

Oggi, lungo le strade che portano ai mostri di Bagnore, sono stati posati striscioni, manifesti, installazioni artistiche, disegni e poesie dei bambini della montagna per ricordare quanto esteso e profondo sia il dissenso verso le centrali. Bene, per questura e istituzioni locali questo è stato un atto inaccettabile, tanto da determinare la quasi totale rimozione delle opere realizzate, anche di opere di artisti locali poste in terreni privati.Noi nei giorni passati abbiamo reso pubblica una lettera aperta agli amministratori locali in cui chiedevamo gesti concreti che seguissero alle parole spese in incontri pubblici e in campagna elettorale riguardo allo sfruttamento geotermico in Amiata.

A questa lettera, con la presenza in massa all’evento di oggi da parte dei sindaci, è stata data una risposta ben precisa e chiara.

Alle legittime richieste dei cittadini è stata data una risposta diversa, che chiarisce come si intende la relazione tra istituzioni e cittadini, con la soppressione del dissenso.

Niente è stato risparmiato, né le opere d’arte, né gli striscioni, nemmeno gli scritti e i disegni fatti dai bambini.

Oggi, sul Monte Amiata, è stato commesso un grave atto di ingiustizia, grave e inaccettabile.

Evidentemente la voce e il dissenso dei cittadini fanno tanta paura da portare a compiere un vero e proprio atto di soppressione e di negazione della legittima dialettica del dissenso.

Giunti a questo punto ci poniamo delle domande:

  • Come mai le istituzioni hanno così paura della nostra voce e non delle devastazioni perpetrate dalle multinazionali dell’energia?
  • Come mai la voce dei cittadini viene così solertemente coperta?
  • Come mai di fronte a dati evidenti di nocività si sceglie di tacere?

Noi un’idea ce la siamo fatta, e l’abbiamo esplicitata a gran voce davanti al palazzo comunale di Arcidosso all’arrivo del governatore Rossi e non saranno certamente la censura e la negazione della dialettica del dissenso a spaventarci e intimidirci.

Noi diciamo basta!

Le centrali attive vanno chiuse, le nuove non vanno aperte.

Ci rivedremo presto, per le strade e le piazze della Montagna


Agorà CittadinanzAttiva

Associazione TerrAmiata

Comitato Fumarole

No Geotermia Seggiano


Questa la corrispondenza su Radio Onda d’Urto sulla contestazione a Rossi


Qui di seguito le fotografie delle installazioni e dell’opera di un artista locale, presente in un campo privato prospicente la centrale di Bagnore, rimossi ieri.

Amiata: quattro imprenditori contro la geotermia

Immagine pubblicitaria del Frantoio Franci di Montenero d'Orcia

Quattro imprenditori contro la geotermia Giorgio Franci, Ubaldo Corsini, Fabrizio Bindocci e Claudio Tipa scrivono alla Regione Toscana: stop agli impianti a media entalpia

Il Tirreno, 16-12-2014

di Fiora Bonelli

CASTEL DEL PIANO In vista della imminente discussione del Paer previsto a giorni in consiglio della Regione Toscana, quattro imprenditori di prim’ordine si muovono per dire no a qualsiasi ipotesi di ulteriore sfruttamento geotermico. Sono Giorgio Franci, presidente Consorzio dop olivastra seggianese, Ubaldo Corsini, presidente Confindustria agroalimentare toscana, Fabrizio Bindocci, presidente Consorzio Brunello, e Claudio Tipa, presidente Consorzio Montecucco. I vertici del settore agroalimentare più nobile della provincia e dell’Amiata scrivono ai presidenti della 3ª e 4ª commissione in consiglio regionale, Rosanna Pugnalini e Gianfranco Venturi, e per conoscenza al presidente Enrico Rossi, all’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini e ai sindaci dell’Unione comuni Amiata Grossetana. Le loro sono valutazioni riferite all’area dell’Amiata e della Val d’Orcia sullo sviluppo geotermico dell’alta e media entalpia. I quattro presidenti rammentano di avere in passato espresso al presidente della giunta le loro preoccupazioni per un eventuale sviluppo della geotermia in Amiata e Val d’Orcia. Le proposte della giunta rispetto al Paer – che ritengono saturato lo sviluppo dell’alta entalpia e vincolano la media entalpia nella Val d’Orcia alla compatibilità col territorio – in parte accolgono anche le loro proposte. Ma loro non si dicono tranquilli.

Secondo Franci, Corsini, Bidocci e Tipa gli investimenti in Val d’Orcia sono stati favoriti grazie al fatto che si tratta di «un territorio non interessato da pesanti processi di industrializzazione e alterazione degli equilibri naturali, che costituisce il valore aggiunto del fulcro dell’economia locale, ovvero la produzione agroalimentare ed enologica di qualità e il turismo». Una terra, questa, raffigurata anche dai pittori senesi come luogo di perfetta armonia fra uomo e natura, esempio di buon governo e di ottima gestione del territorio. «Con che coraggio e diritto si può pensare di stravolgere un bene tanto prezioso?», chiedono oggi i quattro imprenditori. Per loro la geotermia, anche se a media entalpia, metterebbe a rischio la qualità dei profili paesaggistici che fanno da calamita al circuito turistico internazionale. E non solo. «I progetti geotermici presentati con 10mila euro di capitale sociale non possono competere col fatturato del sistema Montalcino, Montecucco, agroalimentare e olio extravergine, di oltre un miliardo di euro e che danno lavoro a oltre 5mila persone. Il binomio territorio – qualità paga anche nei momenti di crisi», sottolineano. I presidenti affermano, dunque, che con Piacastagnaio e la nuova centrale di Enel green power Bagnore 4, l’Amiata e la Val d’Orcia hanno in ampia misura contribuito al burden sharing della Toscana (obiettivo 150 Mw) e che oggi occorre ascoltare imprese e popolazioni. «Non possiamo permettere di veder vanificati anni e anni di investimenti», concludono.

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