L’intervista a Radio Onda d’Urto di Brescia

Immagine del Monte LabbroLa solidarietà non sono chiacchiere, ma è una pratica quotidiana che ci permette di vedere un futuro positivo là dove, altrimenti, rischierebbero di addensarsi solo fosche nubi.

La solidarietà attiva, come la cittadinanza, è fatta di tanti piccoli gesti quotidiani, come quelli dei nostri amici e sodali di Compartir e dell’Ecocompatibilmente Fest, che ci hanno permesso di fare questa bella e lunga intervista su Radio Onda d’Urto di Brescia, radio comunitaria, di movimento, da sempre vicina alle lotte dei territori, e che ringraziamo di cuore.

Una chiacchierata a 360° sull’Amiata, la Geotermia, la storia di queste terre, della sua bellezza, e del rischio – enorme – che sta correndo di essere trasformata in un distretto industriale buono alla speculazione di pochi.

Eccola:

http://www.radiondadurto.org/2016/03/02/amiata-contro-pozzo-la-mobilitazione-toscana-in-difesa-del-monte-amiata/

La follia del geotermico sulla stampa nazionale

Evidentemente noi dei Comitati “ambientalisti”, come ci apostrofano sui quotidiani locali – quando, invece, siamo semplici cittadini (come ci apostrofano alcuni politici locali, pensando di insultarci, quando invece ci fanno il più grande dei complimenti), evidentemente dicevamo, non siamo poi così pazzi, se anche sulla stampa nazionale iniziano a venire serissimi dubbi sulla sensatezza del “Piano Rossi” per quanto riguarda la Geotermia nella nostra Toscana, ed in particolar modo alle pendici del Monte Amiata.

Al punto che su il Fatto Quotidiano di oggi si trova un bel articolo dell’archeologo Manlio Lilli, che riportiamo qua sotto per intero:

File di cipressi che interrompono il verde intenso di una campagna fatta di morbide colline. Ma anche vigneti ed oliveti quasi sterminati. Uno scenario naturale che l’Organizzazione delle Nazioni Unite, quando nel 2004 lo ha dichiarato patrimonio dell’Unesco, ha definito “eccezionale esempio di come il paesaggio naturale sia stato ridisegnato nel periodo Rinascimentale per rispecchiare gli ideali di buon governo e per creare un’immagine esteticamente gradevole”.

Distesa di viti in Val d'Orcia

E’ la val d’Orcia, tra Siena e Grosseto, area sud della Toscana. A chi verrebbe in mente di piazzare in questi luoghi un mostro in cemento armato grande come un campo di calcio ed alto come uno stabilimento industriale? Forse a nessuno. Regione Toscana, a parte. Già, perché da quando il Decreto legislativo del 2010 (poi modificato nel 2011 e ancora dal decreto legge del 2012) ha liberalizzato l’attività geotermoelettrica, la Regione del presidente Rossi è stata subissata dalle richieste di ricerca per il reperimento della risorsa geotermica. Al punto da decidere nello scorso febbraio di introdurre una moratoria di sei mesi.

“Quel che droga tutto sono le compensazioni e gli incentivi previsti per le rinnovabili. Come fu per l’eolico”, diceva lo scorso aprile Sergio Bovicelli, ex assessore provinciale alle Infrastrutture ed ex consigliere comunale a Santa Fiora. I 200 euro per ogni megawatt prodotto costituiscono una “tariffa incentivante” di tutto rispetto. Il ricavo annuale previsto per la ditta appaltatrice è stimato sui 7,5 milioni di Euro per 25 anni, a fronte di un investimento iniziale di circa 30 milioni. Così a metà 2013 risultavano rilasciati 38 permessi di ricerca, relativi a centrali al massimo da 5Mw/h.O, concentrati perlopiù tra le province di Grosseto, Siena e Pisa. Assegnatarie 13 differenti società, di cui 4 (Futuro Energia, Geothermics Italy, Terra Energy e Toscana Geo) supportate dalla stessa multinazionale (la Geysir Europe srl) e altre due (Geoenergy srl ed Exergia Toscana srl) che fanno capo alla società Italbrevetti. E poi Gesto Italia srl., costola della multinazionale Gesto Energy Consulting, responsabile del progetto di Montenero d’Orcia, frazione di Castel del Piano. Una delle centrali distribuite tra Val d’Orcia e Amiata. Progetti contestati da chi quei territori li abita. Ma anche da chi li amministra. Uniti dal timore che quelle centrali possano innescare un pericoloso corto circuito. Non solo alla produzione di prodotti agroalimentari di altissima qualità, ma soprattutto al paesaggio.

Quel che dispiace è che le istituzioni non ascoltino minimamente la voce dei cittadini” diceva nel gennaio 2014 Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello. Da Montenero a Monticello Amiata, frazione del Comune di Cinigiano, dove è prevista un’altra centrale. Quella denominata Monte Labbro, che eseguirà ricerche nei Comuni di Arcidosso, Roccalbegna, Castel del Piano, Santa Fiora e Campagnatico, oltre che a Cinigiano. “Il mio campo confina con la strada dell’Ontanelli e a tre metri da esso c’è la Riserva naturale di Poggio all’Olmo … Ora voi ci dite che nella riserva tutto è intoccabile e che a tre metri da essa invece si potrà realizzare un gigantesco mostro?”. Scrive così nello scorso dicembre al Governatore della Regione, Alberto Aluigi, proprietario del terreno dove la Geoenergy srl. vuole realizzare il progetto di Monte Labbro. Non è tutto. Si è deciso di escludere il progetto dalla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Circostanza che ha suscitato molte perplessità. Ma alle questioni particolari si mescolano criticità più generali. In pericolo c’è il Paesaggio, certo. Ma il rischio è anche che le nuove centrali provochino inquinamento ambientale e una sismicità indotta. Nonostante il Piano paesaggistico regionale, fatto approvare a fatica dall’assessore all’urbanistica Marson, ampie porzioni del territorio toscano potrebbero essere stravolte. Può sembrare un paradosso. Per il Governo della Toscana non lo è.

L’assemblea di domenica a Monticello: il Tirreno

Veduta di Monticello Amiata
Veduta di Monticello Amiata

Monticello. Rischi anche per la sorgente dei miracoli

di Fiora Bonelli, Il Tirreno del 3 marzo 2015

michele nannetti Bisogna contrastare questa scelta direttamente e chiedere anche il risarcimento dei danni. Ora saranno raccolte le osservazioni

CINIGIANO Una centrale che potrebbe essiccare anche la sorgente miracolosa della Madonna di Val di Prata, se andasse avanti il progetto geotermico di Geoenergy a Monticello Amiata. Ma la mobilitazione contro è altissima e un’ottantina di persone, domenica primo marzo, al vecchio cinema di Monticello Amiata, dove la sezione cinigianese (sic) Agorà cittadinanza attiva ha posto sul tavolo la questione, la centrale non la vogliono proprio e hanno affilato le armi, anche perché dire una centrale nei pressi di Monticello significa dire che la Società Geoenergy allestirebbe le sue piazzole a nemmeno un chilometro dal paese, lungo la strada vicinale Ontanelli, in località Castelli. Alla perforazione esplorativa, profonda 4,5 km, potrebbe fare seguito la realizzazione di una centrale geotermica di 10 MW, più del doppio di potenza di quella di Montenero, con la possibilità di ampliamento.

Il progetto è stato spiegato ai presenti da Franco Vite, che ha aggiunto che «per la realizzazione del pozzo esplorativo sarà necessario realizzare un cantiere di un ettaro e mezzo che ospiterà una torre di perforazione alta 30 metri. Con danni, per il territorio, ingenti ed irreparabili: la perforazione attraverserà la falda idrica che alimenta alcune sorgenti (come La Vena, i Fontanelli e la sorgente della Madonna), ma soprattutto quella del Santuario di Val di Prata e c’è la possibilità concreta di essiccarle. Abbiamo solo una settimana per presentare in regioni osservazioni contro il progetto – ha detto Vite – dunque bisogna far presto». Vite ha anche auspicato stretta e ferma collaborazione con l’amministrazione comunale: «Bisogna unire le forze – ha detto – altrimenti non si va da nessuna parte», ed ha anche ricordato che il Comune ha già detto il suo no all’ipotesi, ma che bisogna, comunque, muoversi insieme. E ha proposto una manifestazione a primavera e il coinvolgimento di tutte le altre frazioni cinigianesi.

Nella successione degli interventi, il geologo Stefano Pignotti, ricordando la richiesta di 30 permessi di perforazione chiesti in Toscana, ha detto: «Con questo progetto siamo al punto in cui le osservazioni devono essere incalzanti, perché si tratta di spingere la Regione a sottoporre il progetto a Via. L’area, vicino al campeggio e al campo sportivo di Monticello non è sottoposta a vincoli, ma è area sottoposta a frane e coinvolge la falda acquifera; ed è la stessa legge che prevede che si valutino effetti concomitanti nel territorio. E Cinigiano con i suoi 22.500 turisti (di cui il 40% in campeggio) avrebbe ricadute negativissime. Sono dunque determinanti le osservazioni, come i sei mesi di moratoria stabiliti dalla Regione». Una proposta concreta è arrivata da Michele Nannetti che ha indirizzato gli interessati a protestare non contro gli enti locali, ma contro la stessa società energetica: «Va contrastata direttamente – ha detto – chiedendo il risarcimento danni».
Alla fine, oltre alla raccolta delle osservazioni, la proposta di una conferenza stampa in comune, prendere esempio da Seggiano che è entrato ufficialmente nella rete Nogesi e che ha preso netta posizione contro ogni tipo di sfruttamento geotermico. E infine la creazione di adesivi da attaccare in bella vista dappertutto, dove sia scritto Cinigiano no geotermia».

La sala si è rammaricata dell’assenza del sindaco, che, comunque, durante il consiglio comunale che si è tenuto a Monticello giovedì sera, ripercorrendo passo passo tutte le iniziative dell’amministrazione per bloccare il progetto aveva anche sottolineato come la moratoria di sei mesi decisa dalla Regione, stoppa la richiesta di perforazione esplorativa. Ci sono dunque sei mesi per continuare a lavorare alla faccenda, in attesa che la regione toscana stabilisca i siti su cui costruire gli impianti.

Il “Times” sulla Geotermia dell’Amiata

Ormai la questione della geotermia  sull’Amiata sta iniziando, finalmente, a superare i ristretti anfratti della nostra terra, per arrivare non solo nelle aule del parlamento (sono iniziate le audizioni con i sindaci, i tecnici e le associazioni territoriali), ma anche sulla stampa internazionale.

Il celebre quotidiano inglese Times ha pubblicato un articolo relativo alla richiesta di costruzione di una centrale geotermica tra i paesi di Seggiano e Montegiovi, nel cuore del Monte Amiata, in mezzo ai celebri olivi dop di Seggiano e alle bellezze naturali, culturali ed artistiche di questo fantastico territorio.

Eccolo qui di seguito:

Tuesday, December 23

Power plants threaten Tuscan idyll of Graham Greene’s relatives

Relatives of Graham Greene, Charlotte Horton and Alexander Greene refurbish ancient monuments, and produce olive oil and wine in Monte Amiata

Immage of Relatives of Graham Greene, Charlotte Horton and Alexander Greene refurbish ancient monuments, and produce olive oil and wine in Monte Amiata
Relatives of Graham Greene, Charlotte Horton and Alexander Greene refurbish ancient monuments, and produce olive oil and wine in Monte Amiata

Tom Kington Rome

Relatives of the writer Graham Greene, who believed that they had found paradise restoring castles in Tuscany, are battling what they claim is a hellish plague of polluting power stations.

Charlotte Horton, 52, and Alexander Greene, 36, refurbish ancient monuments, and produce olive oil and wine in one of the last undiscovered parts of the region — Monte Amiata.

The 1,000-year-old Potentino castle, which Ms Horton reopened as a guest house after buying it in 2000, sits amid olive groves on the slopes of an extinct volcano, close to vineyards growing the prized Brunello di Montalcino wine.

Volcanic activity has blessed the area with fertile crops and hot springs, but has also prompted the construction of geothermal energy plants that suck up hot vapour to drive turbines and are blamed for high emissions, poisoning springs and even raising the local death rate. Now, the regional government is planning to build more.

Ms Horton said: “We have restored castles which are national monuments and we promote the area abroad. What is happening is shocking.” She claimed government grants were providing “easy money for unscrupulous firms”.

Ms Horton’s stepfather was the nephew of Greene, who died in 1991. Alexander Greene’s grandfather, Sir Hugh Greene, was the writer’s brother and BBC director-general of the BBC .

Ms Horton’s concerns were backed by Andrea Borgia, who teaches geothermal energy at the University of Milan. He described the power stations as the most polluting in the world in terms of the energy produced.

Water vapour pumped up contained methane, carbon dioxide, mercury, arsenic, ammonia and boric acid, which was emitted into the atmosphere, he said.

As springs dry up you are forced to use water polluted by geothermal fluids,” he said, adding that mortality rates were higher than in surrounding areas.

The local authorities denied claims that the water table had dropped. “A rise in mortality rates concerns men only, predates the power stations and could be due to diet, smoking or alcohol,” Francesco Cipriani, director of the regional health agency, said.

I giornali sulla conferenza stampa del 20 novembre

Immagine della conferenza stampa dei comitati contro la geotermia a Grosseto il 20 novembreIeri si è tenuta a Grosseto una conferenza stampa dei comitati contro la geotermia dell’Amiata. Erano presenti:

Roberto Barocci per Sos Geotermia;
Pino Merisio per il Comitato di Montenero d’Orcia;
Franco Vite per il Comitato “Agorà – CittadinanzAttiva” di Monticello Amiata.

Di seguito la Rassegna stampa:

IL TIRRENO 21 novembre 2014

«Geotermia e sisma, legge da cambiare»

di Francesca Ferri

La questione dello sfruttamento geotermico sull’Amiata, e in particolare a Montenero d’Orcia, nel comune di Castel del Piano, torna in parlamento. E, per la prima volta, non sotto forma di interrogazione, bensì di risoluzione per cambiare la normativa nazionale in materia. Un cambiamento che, per i proponenti, è indispensabile per la tutela del territorio e della salute dei cittadini. Si chiede infatti di introdurre linee guida – al momento inesistenti – e precauzioni, nella fase di rilascio delle autorizzazioni a costruire impianti, in modo da scongiurare l’insorgere di eventuali terremoti indotti dall’attività estrattiva, l’inquinamento delle falde e dell’aria e l’inquinamento acustico. Lo sfruttamento geotermico, com’è noto, prevede che il terreno venga trivellato in profondità alla ricerca di acqua calda da estrarre per produrre energia elettrica. Negli impianti di seconda generazione, una volta sfruttato il fluido geotermico, il vapore non viene liberato in atmosfera ma reiniettato nel sottosuolo. C’è, però, suolo e suolo: in alcune zone si può trivellare ed estrarre senza “effetti collaterali” e altre in cui il sottosuolo contiene naturalmente sostanze pericolose e inquinanti, che possono venire in superficie insieme al vapore e contaminare l’ambiente. In altre ancora è più alta la possibilità di terremoti. In Italia al momento non esiste una mappa di queste zone, cioè non ci sono indicazioni sulle zone dove si può o non si può costruire una centrale geotermica. Il 12 novembre quattordici parlamentari del Partito democratico, guidati da Chiara Braga – componente della commissione Ambiente alla Camera e responsabile Ambiente del Pd, partito di governo – hanno presentato alle commissioni Ambiente e Attività produttive, riunite, una risoluzione (la 7/00486) che impegna il governo ad «avviare le procedure di zonazione del territorio italiano per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili» e a «emanare linee guida a cura dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente che individuino anche i criteri attraverso i quali definire a livello nazionale, quali dei siti potenzialmente sfruttabili risultino effettivamente suscettibili di sfruttamento, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al possibile inquinamento delle falde, qualità dell’aria, induzione di sismicità e altro ancora». Una seconda risoluzione, del Movimento 5 stelle, sempre sullo stesso tema e con le medesime richieste, doveva essere presentata giovedì, ma è stata rimandata per motivi di calendarizzazione. I firmatari delle risoluzioni hanno agito a seguito delle conclusioni della commissione ministeriale Ichese che lo scorso febbraio ha stabilito che il terremoto dell’Emilia del 2012 è stato indotto in parte dallo sfruttamento del sottosuolo. Sulla base di queste conclusioni, tra marzo e aprile 2014 le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna hanno deliberato, in via cautelativa, una moratoria per tutte le attività che concernono la perforazione del sottosuolo, in attesa che il governo emani linee guida. «La Regione Toscana, invece, non l’ha fatto», hanno spiegato ieri Roberto Barocci, del Comitato Sos geotermia, Pino Merisio del Comitato di Montenero e Franco Vite del Comitato di Monticello Amiata nel corso di una conferenza stampa alla Libreria delle ragazze di Grosseto. Dei quindici deputati del Pd che hanno sottoscritto la risoluzione, inoltre, solo due sono toscani (Susanna Cenni e Luigi Dellai), mentre gli altri provengono o dall’Emilia o dal Viterbese dove la popolazione e i sindaci sono molto preoccupati. «Purtroppo ad eccezione di Cenni e Dellai, i deputati toscani del Pd non solo non hanno firmato questa mozione – lamentano i tre Comitati – ma hanno tentato di inserire nel decreto Sblocca Italia la questione geotermica, che avrebbe avuto come conseguenza che la decisione ultima sulle costruzioni di impianti geotermici sarebbe spettata al capo del governo, bypassando totalmente i cittadini e i territori». «Quel che deve essere chiaro – conclude Vite – è che noi Comitati non siamo contro la geotermia; siamo per il rispetto del territorio. E visto il silenzio della Regione chiediamo al presidente Enrico Rossi: qual è il modello di sviluppo che si immagina per queste zone? L’agricoltura e il turismo, in cui siamo un’eccellenza, oppure un futuro industriale? Aspettiamo una risposta».

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews[cat]=385&tx_ttnews[tt_news]=420655&tx_ttnews[backPid]=913

IL TIRRENO 21 novembre 2014

«In Toscana rilasciati 38 permessi di ricerca, 20 nel Grossetano. «Alla Gesto lo Stato darà 175 milioni» La corsa “all’acqua calda” e gli incentivi»

La risoluzione del Pd, che impegna il governo a mappare la crosta terrestre per stabilire dove si può costruire centrali geotermiche senza rischio di indurre terremoti e inquinare, fa esplicito riferimento a due impianti in progetto, uno a Castel Giorgio in Umbria e l’altro tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata, il cosiddetto progetto Montenero. E non è un caso. Sono infatti gli unici due impianti pilota in Italia. Il timore dei deputati firmatari è il timore che da anni attanaglia il Comitato Sos geotermia, attivo sull’Amiata, e che più recentemente ha portato alla costituzione del Comitato di Montenero d’Orcia e del Comitato di Monticello Amiata (Cinigiano), che da due anni sono diventati “terreno di caccia” per le società del settore dell’energia geotermica, alla ricerca di bacini di estrazione. A seguito del decreto ministeriale del 6 luglio 2012, infatti, sono stati introdotti incentivi base per la realizzazione di impianti geotermici ad autorizzazione regionale e altri, più lauti, per impianti pilota sperimentali fino a 5 Megawatt. In Toscana si è scatenata la corsa al calore della terra e al 29 aprile 2013 risultavano rilasciati dalla Regione 38 permessi di ricerca concentrati essenzialmente tra le provincie di Grosseto (che ne conta venti), Siena e Pisa per un totale di 3mila chilometri quadrati. Tra questi, quello di Montenero è un impianto pilota. «L’impianto in progetto a Montenero – spiega Franco Vite del Comitato Monticello Amiata, nel comune di Cinigiano – costa circa 35 milioni di euro ma per 25 anni lo Stato garantisce alla società costruttrice, la Gesto Italia, un prezzo dell’energia di 200 euro a Megawatt all’ora, a fronte di un prezzo di mercato di 60 euro a Megawatt all’ora. Insomma, la Gesto incasserà 7 milioni di euro all’anno per 25 anni di soldi pubblici, per un totale di 175 milioni di euro, per un impianto che misurerà 180 metri di lunghezza, 70 di larghezza e 11 di altezza e produrrà un rumore costante di 105 decibel, stravolgendo la natura di questi luoghi. E il problema è che di questi impianti solo tra le province di Siena e Grosseto ne vogliono fare altri dieci». «La centrale di Montenero – spiega Pino Merisio del Comitato Montenero – stravolgerebbe la natura di questo territorio e la sua vocazione agricola, dove si trovano alcune delle più prestigiose aziende toscane dell’agroalimentare, come Brunello, Col d’Orcia, Corsini, Banfi, Montecucco. Per questo c’è stata una mobilitazione di popolazione e sindaci». Tra Comitati, cittadini, aziende, associazioni di categoria e tecnici, sono state prodotte circa 700 osservazioni negative relative alla Via, al momento in fase di valutazione al ministero. I temi delle osservazioni riconducono ai rischi relativi alla mancata difesa delle aree di ricarico delle falde idriche (che spiega qual è il tipo di sottosuolo e quanta acqua impregna), all’assenza del Bilancio idrico (che stabilisce chi ha la priorità a sfruttare le falde acquifere e che già una legge del 1989 prescriveva fosse fatto), al pericolo di sismicità indotta, all’inquinamento delle falde acquifere e all’impatto ambientale». (f.f.)

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews[cat]=385&tx_ttnews[pointer]=1&tx_ttnews[tt_news]=420656&tx_ttnews[backPid]=913

IL TIRRENO online (con foto e video)

Francesca Ferri

«Geotermia e rischio terremoti, Pd e M5s chiedono al governo di cambiare la legge»

Due risoluzioni impegnano l’esecutivo a mappare il sottosuolo per stabilire dove è rischioso costruire centrali, come chiedono i Comitati dell’Amiata. Dove intanto si sono moltiplicate le concessioni per lo sfruttamento del suolo

http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2014/11/20/news/geotermia-e-rischio-terremoti-pd-e-m5s-chiedono-al-governo-di-cambiare-la-legge-1.10347115

LA NAZIONE, 21 novembre 2014

«No alla centrale, il Pd esca allo scoperto» Affondo dei Comitati su Montenero. Barocci: «Sindaci inutili. Se ne vadano»

DA UNA PARTE i castagni igp, dall’altra l’olio di olivastra. Poi i vigneti di Montecucco. E nel mezzo? Una centrale geotermica a ciclo binario da 5 megawatt di 173 metri di lunghezza, 81 di larghezza e alta 11 metri. Una centrale, il cui progetto sarebbe già pronto, che nessuno vuole. Almeno a parole. Perché dai fatti a parte ambientalisti e comitati – siamo rimasti alla stringata nota della Regione Toscana che riteneva insufficiente la documentazione di Gesto Italia, l’azienda titolare del progetto, per proseguire nell’iter per la costruzione. Ma adesso si è aperta un’altra strada: quella di un gruppo di deputati del Pd che hanno accolto le proposte degli ambientalisti, proponendo una risoluzione che avvii un processo per individuare i criteri tecnici e scientifici per escludere alcune aree dallo sfruttamento dell’energia geotermica a media e alta entalpia. Come a Montenero. Intorno a questo, però, c’è un silenzio preoccupante. Soprattutto dalla parte dei parlamentari Toscani del Pd che hanno deciso di non firmare la risoluzione in commissione di Chiara Braga. A parte Susanna Cenni. E’ per questo che i comitati hanno deciso di uscire allo scoperto: «Come mai dicono Pino Merisio, Franco Vite e Roberto Barocci dei Comitati il Pd Toscano non ci dà una mano? Come mai i deputati della Maremma tacciono?. E soprattutto perché i sindaci dei territori coinvolti non discutono con chi li ha votati il futuro dei loro territori? Se non hanno intenzione di aiutarci in questa battaglia se ne vadano via». la storia, infatti, è nota: il 20 giugno del 2014 la Gesto Italia srl presenta ai comuni di Castel del Piano, Arcidosso e Cinigiano un progetto per la costruzione di una centrale geotermica a ciclo binario tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata. In agosto, i Comitati riescono a presentare un’enorme quantità di Osservazioni (oltre 700) che riconducono ai rischi relativi alla mancata difesa delle aree di ricarico delle falde idriche, all’assenza del bilancio idrico, alla sismicità della zona e soprattutto alla vocazione produttiva del territorio. «Rischiamo di perdere molti posti di lavoro dice Pino Merisio sia nell’agricoltura che nel turismo. Basta pensare che già adesso, con la sola richiesta di Via, molti progetti lavorativi si sono fermati». E la Gesto? Tace. Anche perché il business plan di chi investe in questo tipo di energia sa che incasserà 200 euro a megawatt di prodotto. Che significano sette milioni di euro l’anno per 25 anni per un totale di 175 milioni di euro sicuri, perché gli incentivi di Stato – tra i più alti d’Europa – sono sicuri. «NON SIAMO sudditi chiude Roberto Barocci, leader della rete dei comitati ambientali della Maremma ma è evidente che il Partito Democratico Toscano non vuole confrontarsi con il territorio, basta guardare cosa hanno fatto i nostri parlamentari con quella risoluzione: non l’hanno firmata. Ci aspettiamo quindi dal Governatore Enrico Rossi e dal presidente della provincia Emilio Bonifazi e soprattutto dai sindaci del territorio, che dimostrino di contare qualcosa, non solo di fronte a noi, ma soprattutto nel loro partito». Perché la voce dei territori valga di più di quelle del territori speculativi che, ad essere tutelato, sia il bene comune.
Matteo Alfieri

http://www.provincia.grosseto.it/index.php?id=40&no_cache=1&tx_ttnews[cat]=90&tx_ttnews[tt_news]=420667&tx_ttnews[backPid]=913

Il Giunco (quotidiano online di Grosseto e Provincia)

di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons

Geotermia, contro la centrale Montenero: «Parlamentari e sindaci siano utili»

«Non siamo contro la geotermia a prescindere, ma riteniamo che debba essere fatta dove è possibile». Così i comitati aprono il dibattito intorno alla centrale Montenero da collocare tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata, preparando il terreno ad altre realtà industriali da inserire in un territorio ritenuto fragile e dall’alto patrimonio naturale e paesaggistico. Sono Pino Merisio, Franco Vite e Roberto Barocci i portavoce di chi si oppone alla costruzione di una centrale geotermica senza prima aver effettuato gli approfondimenti necessari a capire se tutto ciò sia minimamente sostenibile.

Tre punti da chiarire. «Sul territorio dell’Amiata ci sono alcune valutazioni che non sono state fatte, o addirittura sono del tutto assenti – spiegano i rappresentati dei comitati -. In prima battuta manca il bilancio idrico che per legge stabilisce delle priorità sull’utilizzo delle acque: cittadini, agricoltura, industria. In seconda analisi manca una mappatura relativa alle tutela delle aree di ricarica acqua potabile. In un terzo momento va presa in considerazione la sismicità della zona, visto che la geotermia comporta delle trivellazioni. Sappiamo benissimo che l’Amiata è considerata a livello 2, vale a dire che la preoccupazione per questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare».

Interessi economici. I comitati chiedono a gran voce di essere coinvolti il più possibile nelle scelte riguardanti la geotermia del territorio e temono uno sviluppo incontrollato del fenomeno. Prosciugamento delle falde e inquinamento, sono gli aspetti che preoccupano maggiormente, ma non sono i soli. «Il progetto per la costruzione della centrale Montenero è stato attivato con tre diversi decreti legislativi, quindi senza passare per il Parlamento – aggiungono i portavoce dei comitati – La centrale, avrà dimensioni notevoli: 11 metri di altezza, 173 di lunghezza, 81,4 di larghezza, con un impatto imponente su di una zona tra le più prestigiose dal punto di vista del turismo agroalimentare. Gesto Italia, società a socio unico con capitale di 10mila euro, ha presentato il progetto presso i comuni di Castel del Piano, Arcidosso e Cinigiano. E’ calcolato che avrà una spesa di 35 milioni di euro, al fronte di un ricavo di 7 milioni all’anno per 25 anni. Incentivi così sostanziosi, portano sempre più società ad investire nel settore con un rischio sempre più alto sul paesaggio e sulla salute dei cittadini».

Contrasto politico. I comitati hanno provato a muoversi andando anche in Regione, sollecitando il governatore Rossi, ma senza ricevere risposte adeguate su quello che sarà il modello di sviluppo ipotizzabile sull’Amiata. «A questo si aggiunge un contrasto politico che riguarda il Pd. Alcuni parlamentari con primo firmatario Chiara Braga hanno presentato una moratoria in cui impegnano il Governo ad avviare procedure di zonazione del territorio italiano, per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili in coerenza anche con le previsioni degli orientamenti europei relativamente all’utilizzo della risorsa geotermica, e in linea con la strategia energetica nazionale. Un atto simile è stato proposto anche dal Movimento 5 Stelle. Ciò che non comprendiamo è perché tra i firmatari ci sia un solo parlamentare toscano (Susanna Cenni), mentre gli altri siano andati in direzione opposta inserendo addirittura la geotermia all’interno dello “Sblocca Italia”. Se accadesse questo, la decisione finale spetterebbe al presidente del consiglio e di fatto qualsiasi valutazione o discussione in merito verrebbe scavalcata – concludono dai comitati -. Ci auguriamo che prevalga il buon senso e chiediamo ai politici toscani, Enrico Rossi in primis, a quelli locali e ai sindaci del territorio di essere utili ai cittadini, perché la voce del territorio valga più degli interessi speculativi sulla geotermia».

http://www.ilgiunco.net/2014/11/20/geotermia-contro-la-centrale-montenero-parlamentari-e-sindaci-siano-utili/