Domenica 5 ottobre nella Sala del Governatore ad Orvieto si sono svolti gli Stati Generali del movimento nazionale contro la Geotermia Elettrica speculativa e inquinante.
Hanno partecipato al dibattito associazioni provenienti da varie regioni del Paese, parlamentari, sindaci, tecnici uniti nella comune battaglia di impedire che lo sfruttamento della geotermia speculativa ed inquinante diventi un ennesimo attacco ai territori, anziché una risorsa per tutto il Paese.
Intensificare l’azione di contrasto verso il Governo e le Regioni affinché si facciano carico delle problematiche ambientali e sociali-anche gravi- che ormai a livello mondiale accompagnano lo sfruttamento geotermico per la produzione di energia elettrica e rafforzare la Rete Nazionale affinché rappresenti al meglio le istanze che provengono dai territori verso i livelli istituzionali, le decisioni assunte dopo una giornata di dibattito.
La mattinata è stata dedicata al rapporto della Rete Nazionale con le istituzioni: erano presenti il Sindaco di Orvieto Giuseppe Germani (Pd) – che ha portato anche il saluto della città impegnata contro l’installazione di impianti geotermici sull’altopiano dell’Alfina – Alberto Bambini (centro-sinistra) di Acquapendente e Luciano Cimarello (centro-sinistra) di Montefiascone. I sindaci hanno parlato del rapporto diretto e quotidiano che hanno con Associazioni e Comitati, e come questo rapporto abbia portato al rifiuto non solo e non tanto della geotermia o dell’eolico o del fotovoltaico, quanto delle loro declinazioni in senso speculativo che non coinvolgano direttamente amministrazione e cittadini. A questo proposito il Sindaco di Orvieto ha rilanciato la proposta di una piano energetico comunale – e se altri sindaci saranno d’accordo anche di area più vasta – basato sulle reali esigenze energetiche territoriali, chiamando le associazioni del territorio alla collaborazione piena. Proposta che ci pare bene interpreti la tendenza in atto nel Paese che vede sempre più sindaci e consiglieri che si schierano apertamente – di fronte all’attacco dei territori, nuova fonte di speculazione nella crisi del Paese – con le proprie popolazioni, ne interpretano i progetti e tentano di tradurli politicamente ed amministrativamente. Può essere un immenso laboratorio che si apre e può rafforzare il senso di comunità distrutto in questi anni di lontananza della politica.
Le due parlamentari presenti, l’on Alessandra Terrosi del PD e l’on. Federica Daga del M5S hanno esposto il loro impegno parlamentare in merito alla tematica per far sì che la geotermia sia una risorsa utile al Paese e non il cataclisma che si è abbattuto prima sull’Amiata e che ora sta invadendo altri territori senza che siano stati risolti i problemi che accompagnano tale utilizzo. Hanno sollecitato le istituzioni territoriali a mantenere alta la pressione verso il Governo ed il Parlamento, perché solo la presenza di una pressione sociale forte può permette di ottenere risultati. Ha preso la parola anche il geologo dr. Francesco Biondi soffermandosi sui problemi indotti dallo sfruttamento geotermico, in particolare delle acque potabili in pericolo nella piana dell’Alfina e del sottostante Lago di Bolsena.
Mentre il prof. Minervini, coordinatore della giornata, ha sottolineato come gli interventi invasivi del territorio orvietano siano ormai improponibili non solo per le logiche di uno sviluppo ragionato e compatibile con le caratteristiche ambientali e culturali del Comprensorio, ma anche perché l’Orvietano è stato individuato, d’intesa fra Regione Umbria e Governo, come “Area Interna”. Questo comporta che lo sviluppo economico del Comprensorio Orvietano cessa di essere estemporaneo e basato sulle pressioni delle lobbies e dei singoli portatori d’interesse che, come cita il testo ministeriale sulle Aree Interne, “…hanno tratto profitto… alcuni soggetti – che possiamo definire “nemici delle Aree Interne”. Si tratta di quegli attori privati e pubblici che hanno estratto risorse – costruendo posizioni di rendita significative – anziché innovare. Sono stati realizzati interventi – discariche, cave, impianti per l’energia eolica o l’utilizzazione di biomasse e altro ancora – che non hanno generato benefici locali di rilievo. Si è trattato di modalità d’uso del territorio alle quali le amministrazioni locali hanno in genere acconsentito per il fatto di trovarsi in condizioni negoziali di debolezza a causa della scarsità di fonti di finanziamento/investimento.”
Nel pomeriggio la riunione ha affrontato più in dettaglio l’attività interna alla Rete Nazionale. Confermata la rappresentanza della Rete Nazionale nella persona di Vittorio Fagioli, si è decisa la costituzione di specifici gruppi di lavoro che saranno animati dai vari comitati sparsi nel Paese e dai tecnici che già collaborano con la Rete. Un gruppo si occuperà della redazione di una proposta da inoltrare al Governo –impegnato alla ridisegnazione del comparto geotermia ed alle Regioni affinché si individuino -attraverso griglie ben definite- le aree adatte allo sfruttamento e quelle ove esso va evitato sia per motivazioni che riguardano il sottosuolo, ma anche di ciò che già vive sul territorio e che un impianto industriale di quell’impatto può distruggere (cosiddette “aree non idonee”). Prodotto che sarà presentato in un convegno nazionale del tipo di quello che la Rete già organizzò in Parlamento il 5 marzo scorso.
Altri gruppi di lavoro si occuperanno di migliorare la comunicazione all’interno ed all’esterno della Rete, quella con i livelli medio alti del ceto politico (Regioni, Parlamento, Governo). Un gruppo infine si occuperà di individuare modelli di sviluppo energetico adatti ai territori che partano – come da proposta avanzata dal sindaco di Orvieto Germani – dalle caratteristiche dei territori e dalle loro necessità per avviare dal basso la necessaria transizione energetica.