Ieri si è tenuta a Grosseto una conferenza stampa dei comitati contro la geotermia dell’Amiata. Erano presenti:
Roberto Barocci per Sos Geotermia;
Pino Merisio per il Comitato di Montenero d’Orcia;
Franco Vite per il Comitato “Agorà – CittadinanzAttiva” di Monticello Amiata.
Di seguito la Rassegna stampa:
IL TIRRENO 21 novembre 2014
«Geotermia e sisma, legge da cambiare»
di Francesca Ferri
La questione dello sfruttamento geotermico sull’Amiata, e in particolare a Montenero d’Orcia, nel comune di Castel del Piano, torna in parlamento. E, per la prima volta, non sotto forma di interrogazione, bensì di risoluzione per cambiare la normativa nazionale in materia. Un cambiamento che, per i proponenti, è indispensabile per la tutela del territorio e della salute dei cittadini. Si chiede infatti di introdurre linee guida – al momento inesistenti – e precauzioni, nella fase di rilascio delle autorizzazioni a costruire impianti, in modo da scongiurare l’insorgere di eventuali terremoti indotti dall’attività estrattiva, l’inquinamento delle falde e dell’aria e l’inquinamento acustico. Lo sfruttamento geotermico, com’è noto, prevede che il terreno venga trivellato in profondità alla ricerca di acqua calda da estrarre per produrre energia elettrica. Negli impianti di seconda generazione, una volta sfruttato il fluido geotermico, il vapore non viene liberato in atmosfera ma reiniettato nel sottosuolo. C’è, però, suolo e suolo: in alcune zone si può trivellare ed estrarre senza “effetti collaterali” e altre in cui il sottosuolo contiene naturalmente sostanze pericolose e inquinanti, che possono venire in superficie insieme al vapore e contaminare l’ambiente. In altre ancora è più alta la possibilità di terremoti. In Italia al momento non esiste una mappa di queste zone, cioè non ci sono indicazioni sulle zone dove si può o non si può costruire una centrale geotermica. Il 12 novembre quattordici parlamentari del Partito democratico, guidati da Chiara Braga – componente della commissione Ambiente alla Camera e responsabile Ambiente del Pd, partito di governo – hanno presentato alle commissioni Ambiente e Attività produttive, riunite, una risoluzione (la 7/00486) che impegna il governo ad «avviare le procedure di zonazione del territorio italiano per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili» e a «emanare linee guida a cura dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente che individuino anche i criteri attraverso i quali definire a livello nazionale, quali dei siti potenzialmente sfruttabili risultino effettivamente suscettibili di sfruttamento, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al possibile inquinamento delle falde, qualità dell’aria, induzione di sismicità e altro ancora». Una seconda risoluzione, del Movimento 5 stelle, sempre sullo stesso tema e con le medesime richieste, doveva essere presentata giovedì, ma è stata rimandata per motivi di calendarizzazione. I firmatari delle risoluzioni hanno agito a seguito delle conclusioni della commissione ministeriale Ichese che lo scorso febbraio ha stabilito che il terremoto dell’Emilia del 2012 è stato indotto in parte dallo sfruttamento del sottosuolo. Sulla base di queste conclusioni, tra marzo e aprile 2014 le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna hanno deliberato, in via cautelativa, una moratoria per tutte le attività che concernono la perforazione del sottosuolo, in attesa che il governo emani linee guida. «La Regione Toscana, invece, non l’ha fatto», hanno spiegato ieri Roberto Barocci, del Comitato Sos geotermia, Pino Merisio del Comitato di Montenero e Franco Vite del Comitato di Monticello Amiata nel corso di una conferenza stampa alla Libreria delle ragazze di Grosseto. Dei quindici deputati del Pd che hanno sottoscritto la risoluzione, inoltre, solo due sono toscani (Susanna Cenni e Luigi Dellai), mentre gli altri provengono o dall’Emilia o dal Viterbese dove la popolazione e i sindaci sono molto preoccupati. «Purtroppo ad eccezione di Cenni e Dellai, i deputati toscani del Pd non solo non hanno firmato questa mozione – lamentano i tre Comitati – ma hanno tentato di inserire nel decreto Sblocca Italia la questione geotermica, che avrebbe avuto come conseguenza che la decisione ultima sulle costruzioni di impianti geotermici sarebbe spettata al capo del governo, bypassando totalmente i cittadini e i territori». «Quel che deve essere chiaro – conclude Vite – è che noi Comitati non siamo contro la geotermia; siamo per il rispetto del territorio. E visto il silenzio della Regione chiediamo al presidente Enrico Rossi: qual è il modello di sviluppo che si immagina per queste zone? L’agricoltura e il turismo, in cui siamo un’eccellenza, oppure un futuro industriale? Aspettiamo una risposta».
IL TIRRENO 21 novembre 2014
«In Toscana rilasciati 38 permessi di ricerca, 20 nel Grossetano. «Alla Gesto lo Stato darà 175 milioni» La corsa “all’acqua calda” e gli incentivi»
La risoluzione del Pd, che impegna il governo a mappare la crosta terrestre per stabilire dove si può costruire centrali geotermiche senza rischio di indurre terremoti e inquinare, fa esplicito riferimento a due impianti in progetto, uno a Castel Giorgio in Umbria e l’altro tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata, il cosiddetto progetto Montenero. E non è un caso. Sono infatti gli unici due impianti pilota in Italia. Il timore dei deputati firmatari è il timore che da anni attanaglia il Comitato Sos geotermia, attivo sull’Amiata, e che più recentemente ha portato alla costituzione del Comitato di Montenero d’Orcia e del Comitato di Monticello Amiata (Cinigiano), che da due anni sono diventati “terreno di caccia” per le società del settore dell’energia geotermica, alla ricerca di bacini di estrazione. A seguito del decreto ministeriale del 6 luglio 2012, infatti, sono stati introdotti incentivi base per la realizzazione di impianti geotermici ad autorizzazione regionale e altri, più lauti, per impianti pilota sperimentali fino a 5 Megawatt. In Toscana si è scatenata la corsa al calore della terra e al 29 aprile 2013 risultavano rilasciati dalla Regione 38 permessi di ricerca concentrati essenzialmente tra le provincie di Grosseto (che ne conta venti), Siena e Pisa per un totale di 3mila chilometri quadrati. Tra questi, quello di Montenero è un impianto pilota. «L’impianto in progetto a Montenero – spiega Franco Vite del Comitato Monticello Amiata, nel comune di Cinigiano – costa circa 35 milioni di euro ma per 25 anni lo Stato garantisce alla società costruttrice, la Gesto Italia, un prezzo dell’energia di 200 euro a Megawatt all’ora, a fronte di un prezzo di mercato di 60 euro a Megawatt all’ora. Insomma, la Gesto incasserà 7 milioni di euro all’anno per 25 anni di soldi pubblici, per un totale di 175 milioni di euro, per un impianto che misurerà 180 metri di lunghezza, 70 di larghezza e 11 di altezza e produrrà un rumore costante di 105 decibel, stravolgendo la natura di questi luoghi. E il problema è che di questi impianti solo tra le province di Siena e Grosseto ne vogliono fare altri dieci». «La centrale di Montenero – spiega Pino Merisio del Comitato Montenero – stravolgerebbe la natura di questo territorio e la sua vocazione agricola, dove si trovano alcune delle più prestigiose aziende toscane dell’agroalimentare, come Brunello, Col d’Orcia, Corsini, Banfi, Montecucco. Per questo c’è stata una mobilitazione di popolazione e sindaci». Tra Comitati, cittadini, aziende, associazioni di categoria e tecnici, sono state prodotte circa 700 osservazioni negative relative alla Via, al momento in fase di valutazione al ministero. I temi delle osservazioni riconducono ai rischi relativi alla mancata difesa delle aree di ricarico delle falde idriche (che spiega qual è il tipo di sottosuolo e quanta acqua impregna), all’assenza del Bilancio idrico (che stabilisce chi ha la priorità a sfruttare le falde acquifere e che già una legge del 1989 prescriveva fosse fatto), al pericolo di sismicità indotta, all’inquinamento delle falde acquifere e all’impatto ambientale». (f.f.)
IL TIRRENO online (con foto e video)
Francesca Ferri
«Geotermia e rischio terremoti, Pd e M5s chiedono al governo di cambiare la legge»
Due risoluzioni impegnano l’esecutivo a mappare il sottosuolo per stabilire dove è rischioso costruire centrali, come chiedono i Comitati dell’Amiata. Dove intanto si sono moltiplicate le concessioni per lo sfruttamento del suolo
LA NAZIONE, 21 novembre 2014
«No alla centrale, il Pd esca allo scoperto» Affondo dei Comitati su Montenero. Barocci: «Sindaci inutili. Se ne vadano»
DA UNA PARTE i castagni igp, dall’altra l’olio di olivastra. Poi i vigneti di Montecucco. E nel mezzo? Una centrale geotermica a ciclo binario da 5 megawatt di 173 metri di lunghezza, 81 di larghezza e alta 11 metri. Una centrale, il cui progetto sarebbe già pronto, che nessuno vuole. Almeno a parole. Perché dai fatti a parte ambientalisti e comitati – siamo rimasti alla stringata nota della Regione Toscana che riteneva insufficiente la documentazione di Gesto Italia, l’azienda titolare del progetto, per proseguire nell’iter per la costruzione. Ma adesso si è aperta un’altra strada: quella di un gruppo di deputati del Pd che hanno accolto le proposte degli ambientalisti, proponendo una risoluzione che avvii un processo per individuare i criteri tecnici e scientifici per escludere alcune aree dallo sfruttamento dell’energia geotermica a media e alta entalpia. Come a Montenero. Intorno a questo, però, c’è un silenzio preoccupante. Soprattutto dalla parte dei parlamentari Toscani del Pd che hanno deciso di non firmare la risoluzione in commissione di Chiara Braga. A parte Susanna Cenni. E’ per questo che i comitati hanno deciso di uscire allo scoperto: «Come mai dicono Pino Merisio, Franco Vite e Roberto Barocci dei Comitati il Pd Toscano non ci dà una mano? Come mai i deputati della Maremma tacciono?. E soprattutto perché i sindaci dei territori coinvolti non discutono con chi li ha votati il futuro dei loro territori? Se non hanno intenzione di aiutarci in questa battaglia se ne vadano via». la storia, infatti, è nota: il 20 giugno del 2014 la Gesto Italia srl presenta ai comuni di Castel del Piano, Arcidosso e Cinigiano un progetto per la costruzione di una centrale geotermica a ciclo binario tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata. In agosto, i Comitati riescono a presentare un’enorme quantità di Osservazioni (oltre 700) che riconducono ai rischi relativi alla mancata difesa delle aree di ricarico delle falde idriche, all’assenza del bilancio idrico, alla sismicità della zona e soprattutto alla vocazione produttiva del territorio. «Rischiamo di perdere molti posti di lavoro dice Pino Merisio sia nell’agricoltura che nel turismo. Basta pensare che già adesso, con la sola richiesta di Via, molti progetti lavorativi si sono fermati». E la Gesto? Tace. Anche perché il business plan di chi investe in questo tipo di energia sa che incasserà 200 euro a megawatt di prodotto. Che significano sette milioni di euro l’anno per 25 anni per un totale di 175 milioni di euro sicuri, perché gli incentivi di Stato – tra i più alti d’Europa – sono sicuri. «NON SIAMO sudditi chiude Roberto Barocci, leader della rete dei comitati ambientali della Maremma ma è evidente che il Partito Democratico Toscano non vuole confrontarsi con il territorio, basta guardare cosa hanno fatto i nostri parlamentari con quella risoluzione: non l’hanno firmata. Ci aspettiamo quindi dal Governatore Enrico Rossi e dal presidente della provincia Emilio Bonifazi e soprattutto dai sindaci del territorio, che dimostrino di contare qualcosa, non solo di fronte a noi, ma soprattutto nel loro partito». Perché la voce dei territori valga di più di quelle del territori speculativi che, ad essere tutelato, sia il bene comune.
Matteo Alfieri
Il Giunco (quotidiano online di Grosseto e Provincia)
di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons
Geotermia, contro la centrale Montenero: «Parlamentari e sindaci siano utili»
«Non siamo contro la geotermia a prescindere, ma riteniamo che debba essere fatta dove è possibile». Così i comitati aprono il dibattito intorno alla centrale Montenero da collocare tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata, preparando il terreno ad altre realtà industriali da inserire in un territorio ritenuto fragile e dall’alto patrimonio naturale e paesaggistico. Sono Pino Merisio, Franco Vite e Roberto Barocci i portavoce di chi si oppone alla costruzione di una centrale geotermica senza prima aver effettuato gli approfondimenti necessari a capire se tutto ciò sia minimamente sostenibile.
Tre punti da chiarire. «Sul territorio dell’Amiata ci sono alcune valutazioni che non sono state fatte, o addirittura sono del tutto assenti – spiegano i rappresentati dei comitati -. In prima battuta manca il bilancio idrico che per legge stabilisce delle priorità sull’utilizzo delle acque: cittadini, agricoltura, industria. In seconda analisi manca una mappatura relativa alle tutela delle aree di ricarica acqua potabile. In un terzo momento va presa in considerazione la sismicità della zona, visto che la geotermia comporta delle trivellazioni. Sappiamo benissimo che l’Amiata è considerata a livello 2, vale a dire che la preoccupazione per questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare».
Interessi economici. I comitati chiedono a gran voce di essere coinvolti il più possibile nelle scelte riguardanti la geotermia del territorio e temono uno sviluppo incontrollato del fenomeno. Prosciugamento delle falde e inquinamento, sono gli aspetti che preoccupano maggiormente, ma non sono i soli. «Il progetto per la costruzione della centrale Montenero è stato attivato con tre diversi decreti legislativi, quindi senza passare per il Parlamento – aggiungono i portavoce dei comitati – La centrale, avrà dimensioni notevoli: 11 metri di altezza, 173 di lunghezza, 81,4 di larghezza, con un impatto imponente su di una zona tra le più prestigiose dal punto di vista del turismo agroalimentare. Gesto Italia, società a socio unico con capitale di 10mila euro, ha presentato il progetto presso i comuni di Castel del Piano, Arcidosso e Cinigiano. E’ calcolato che avrà una spesa di 35 milioni di euro, al fronte di un ricavo di 7 milioni all’anno per 25 anni. Incentivi così sostanziosi, portano sempre più società ad investire nel settore con un rischio sempre più alto sul paesaggio e sulla salute dei cittadini».
Contrasto politico. I comitati hanno provato a muoversi andando anche in Regione, sollecitando il governatore Rossi, ma senza ricevere risposte adeguate su quello che sarà il modello di sviluppo ipotizzabile sull’Amiata. «A questo si aggiunge un contrasto politico che riguarda il Pd. Alcuni parlamentari con primo firmatario Chiara Braga hanno presentato una moratoria in cui impegnano il Governo ad avviare procedure di zonazione del territorio italiano, per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili in coerenza anche con le previsioni degli orientamenti europei relativamente all’utilizzo della risorsa geotermica, e in linea con la strategia energetica nazionale. Un atto simile è stato proposto anche dal Movimento 5 Stelle. Ciò che non comprendiamo è perché tra i firmatari ci sia un solo parlamentare toscano (Susanna Cenni), mentre gli altri siano andati in direzione opposta inserendo addirittura la geotermia all’interno dello “Sblocca Italia”. Se accadesse questo, la decisione finale spetterebbe al presidente del consiglio e di fatto qualsiasi valutazione o discussione in merito verrebbe scavalcata – concludono dai comitati -. Ci auguriamo che prevalga il buon senso e chiediamo ai politici toscani, Enrico Rossi in primis, a quelli locali e ai sindaci del territorio di essere utili ai cittadini, perché la voce del territorio valga più degli interessi speculativi sulla geotermia».